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Quando Cossiga chiamò in diretta Luca Giurato e attaccò il "vile" Draghi

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Gianluigi Paragone
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Luca Giurato non è stato solo il conduttore delle gaffe. Le ha fatte; alcune vere altre “cercate” perché faceva parte del gioco, diciamo. Luca Giurato è stato un giornalista e conduttore garbato e coraggioso. Era uno dei conduttori preferiti dall’ex presidente della Repubblica Francesco Cossiga, il quale (non raramente) approfittava della linea diretta con Uno Mattina per leggere i fatti di attualità alla sua maniera. Da picconatore.

È davvero strano che, eccetto pochissimi casi, in pochi hanno avuto la memoria tanto brillante da ripescare il celebre ritratto al vetriolo che Cossiga fece di Draghi nel gennaio del 2008 quando su quel banchiere si inspessivano le voci di un incarico tecnico alla presidenza del Consiglio dei ministri. Quasi tutti se ne sono dimenticati oppure hanno preferito glissare. A conferma che quando c’è di mezzo SuperMario meglio marciare coperti e allineati. Noi non lo facciamo e quindi vogliamo ricordare il coraggio di Giurato che non interruppe Cossiga, che non lo censurò. Sono certo, conoscendo viale Mazzini, che Giurato ebbe dai piani alti non pochi avvertimenti e non pochi rimbrotti per quel microfono aperto: in fin dei conti si stava parlando dell’allora governatore della Banca d’Italia.

 

 

 

Seppe tenere botta. E gliene va dato atto altrimenti il ricordo si riduce alla macchietta. Luca Giurato non lo è stato. Ricorderò il contenuto tagliente di quella telefonata di Cossiga a Uno Mattina, e vi domando fin da ora: quale conduttore oggi avrebbe il coraggio di far parlare un interlocutore con parole così spigolose, dure, velenose ma non prive di fondamento? «Vile affarista», disse Cossiga di Draghi. Il quale non querelò l’ex presidente preferendo amaramente- gli va dato atto- il silenzio e una battuta con Valerio Staffelli che gli consegnava il Tapiro.

LE PAROLE

Cosa disse Cossiga a Luca Giurato? Ecco le esatte parole di quel 24 gennaio 2008. «È un vile affarista. Non si può nominare presidente del Consiglio dei ministri chi è stato socio della Goldman & Sachs, grande banca d’affari americana. E male, molto male, io feci ad appoggiarne, quasi a imporne la candidatura a Silvio Berlusconi, male molto male». La faccia di Luca Giurato si fece di pietra. I due si conoscevano. Eppure Giurato anziché pensare a cosa sarebbe successo terminata la trasmissione, lo lasciò parlare. Non chiamò una provvidenziale pubblicità, non inventò interferenze o altro. Tirò dritto. E il Picconatore pure tirando in ballo la stagione delle privatizzazioni e il simbolico panfilo “Britannia” ormeggiato al largo di Civitavecchia e sul quale pezzi dello Stato, tra cui l’allora direttore generale del Tesoro Mario Draghi, trattarono con importanti pezzi della finanza.

IL BRITANNIA

«È il liquidatore, dopo la famosa crociera sul “Britannia”, dell’industria pubblica; la svendita dell’industria pubblica italiana quand’era direttore generale del Tesoro. E immàginati che cosa farebbe da presidente del Consiglio dei ministri: svenderebbe quel che rimane, Finmeccanica, l’Enel, l’Eni e certamente ai suoi ex comparuzzi di Goldman & Sachs». Questo, Luca Giurato, ebbe il coraggio di far dire senza interruzione sull’allora governatore di Banca d’Italia Mario Draghi.

 

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