Ozzy Osbourne, morto il mito dei Black Sabbath: pochi giorni fa l'ultimo concerto

di Claudio Brigliadorimartedì 22 luglio 2025
Ozzy Osbourne, morto il mito dei Black Sabbath: pochi giorni fa l'ultimo concerto
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Il mondo della rock piange Ozzy Osbourne: il mitico cantante dei Black Sabbath è morto a 76 anni, "circondato dall'amore". Lo ha reso noto la famiglia in una nota. A inizio luglio la band britannica, capostipite di hard e heavy metal a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, aveva organizzato l'ultimo clamoroso concerto-evento nella loro Birmingham ed era tuttora impegnata nel tour d'addio alle scene con date già previste negli Stati Uniti. 

Nel 2020 Ozzy aveva rivelato di avere il morbo di Parkinson e da tempo le sue condizioni di salute sono sempre state difficili. Nonostante tutto, con grandissima forza d'animo e coraggio non ha mai rinunciato alla musica, di cui è diventato fin da subito una icona di sregolatezza e sfrontatezza. Un eroe "maledetto", proprio come il rock oscuro, martellante, durissimo dei Black Sabbath capaci di incarnare insieme ai Led Zeppelin l'animo più selvaggio dei Seventies, riscuotendo un enorme successo anche dall'altro lato dell'oceano.

Non si contano, infatti, le band e gli artisti ispirati da Ozzy, soprannominato "il principe delle tenebre", il chitarrista Tony Iommi, il bassista Geezer Butler e il batterista Bill Ward, che con i primi album, dall'omonimo debutto del 1970 (con indimenticabile, inquietante copertina), Paranoid dello stesso anno, Master of reality (1971), il Vol. 4 (1973) e Sabbath Bloody Sabbath (1973) hanno in pochi mesi dettato le coordinate di tanto rock "estremo" a venire, sepolcrale, macabro, secondo alcuni satanico. Perfino il gothic e il più generico "dark": per fare un esempio, devono tanto a Ozzy anche i mancuniani Joy Division, lontanissimi per sensibilità dai Sabbath. 

Di quella band Osbourne è stato volto e corpo, nell'immaginario collettivo anche dopo il licenziamento avvenuto nel 1979 a causa della sua dipendenza da alcol e droghe che lo rendeva ingestibile, sul palco e fuori. Al suo posto sono stati arruolati miti come Ronnie James Dio e addirittura Ian Gillan dei "rivali" Deep Purple, ma Ozzy è sempre rimasto Ozzy, a conferma del suo talento e del suo carisma.

Da solista, negli anni Ottanta, insieme al genio della chitarra Randy Rhoads ha forgiato un suono capace di rivaleggiare tanto con il glam metal quanto le frange più dure del doom. Ma non è stato solo un musicista, è stato anche il re del marketing più "scandaloso". Leggendarie le sue performance live, fuori controllo e avvolte del mito (come il famigerato morso a un pipistrello). Ha dato vita anche a un festival itinerante, l'Ozzfest, di grandissimo successo nel corso degli anni quando già le sue condizioni psicofisiche iniziavano a presentare un conto salato. 

Negli anni Duemila lo hanno amato e apprezzato nella sua variante più leggera e autoironica anche gli appassionati dei reality in tv, quando in tuta e pantofole affrontava i problemi quotidiani della sua bizzarra famiglia in The Osbournes (accanto alla inseparabile moglie Sharon e ai figli Kelly, Jack e Aimee), strappando più di una risata e mostrando come la vita di una rockstar mondiale potesse essere (ormai) lontanissima nella realtà da stravizi e dissolutezze della gioventù. Così negli occhi di tutti non potranno che restare le immagini dell'ultimo concerto, pochi giorni fa, tra decine di migliaia di fan adoranti. Un ragazzo che partito come macellaio in un mattatoio è diventato un Crazy train, un treno impazzo che, miracolosamente, è stato capace sempre di deragliare e tornare sui binari.

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