Silvia Mezzanotte: "All'estero siamo i Matia Bazar, ma non in Italia"

di Paolo Macartigiovedì 14 agosto 2025
Silvia Mezzanotte: "All'estero siamo i Matia Bazar, ma non in Italia"

4' di lettura

Il nome dei Matia Bazar, gruppo che quest’anno compie 50 anni insieme a Stasera che sera, loro prima storica hit del 1975, è circolato parecchio in questi giorni, e in modo purtroppo stonato. Silvia Mezzanotte, storica voce del gruppo che, in una serata condotta da Maurizio Scandurra, insieme a Carlo Marrale darà il via a un tour a Caramagna Piemonte il 26 settembre presso la Tenuta Lago dei Salici, ci illustra la situazione surreale: di fatto Silvia è una Matia Bazar ma non in Italia, solo all’estero per una strana vicenda di marchi e querelle legate al nome della band. Prima di sentire le ragioni della Mezzanotte, occorre fare però chiarezza su quello che la riguarda e che è successo nel nuovo millennio ai membri dei Matia Bazar, ora protagonisti di polemiche e persino dispute legali. Nel 2015, mentre il gruppo celebrava il proprio 40ennale, morì Giancarlo Golzi, titolare del marchio. L’anno dopo, la Mezzanotte e Cassano si sono staccati dal gruppo e un altro membro, Fabio Perversi, ha ottenuto dagli eredi di Golzi la concessione a utilizzare il marchio. Ha riformato la band con nuovi musicisti mentre la Mezzanotte, con Carlo Marrale, cofondatore e coautore di tante hit dei Matia, chitarrista e voce maschile, hanno proseguito insieme dando vita a tourneè di successo senza, peró, poter usare il marchio Matia Bazar in Italia: laddove solo il gruppo di Perversi puó farlo, ma non invece all'estero ove l'unica titolata è la coppia Marrale-Mezzanotte.

Silvia, una situazione paradossale, da qualunque sponda la si veda.
«Sì. Non poter essere i Matia Bazar in Italia è quantomeno strano per me, ma specie per Marrale che li creò! E ne stiamo parlando oggi, 12 agosto 2025, dieci anni orsono dalla scomparsa di Giancarlo Golzi, unico proprietario del marchio. Avevo un rapporto fraterno con lui e sono false le voci per le quali provasse disistima per me».

Soffrirebbe, Golzi, se potesse assistere a questa querelle sul marchio del gruppo?
«Sì. Nutriva nei miei confronti una stima illimitata. Mai avrebbe pensato che il marchio Matia Bazar potesse proseguire senza la mia voce e la mia personalità».

La gente considera lei e Marrale i Matia Bazar?
«Chi ci incontra insieme ci chiama così. Del resto anch’io, se vedessi in giro Dodi Battaglia e Roby Facchinetti, esclamerei: “Toh, i Pooh!”. Finchè chiedono un selfie, un autografo a me o Carlo, tutto bene. Ma se un fan gira un video sottolineando di trovarsi con i Matia Bazar, siamo costretti a correggerlo».

Non è imbarazzante questa situazione che prevede due gruppi musicali riconducibili entrambi ai Matia Bazar?
«Senza Carlo al mio fianco, unico cofondatore ancora in attività, mai mi sognerei di raccontare da sola 50 anni di Matia Bazar per un fatto di credibilità, spessore e peso specifici. Con Perversi ci sono invece bravissimi musicisti che però raccontano la storia di qualcun altro».

Vero che Fabio Perversi si presenta anche all’estero con il proprio gruppo chiamandolo Matia Bazar?
«Non so più quante diffide gli abbiano notificato i nostri legali, informando anche il loro manager, Danilo Mancuso, seguite da altrettante cause risarcitorie, chiedendo rispetto per il nostro marchio estero».

Avete provato a trovare un accordo con Perversi?
«Spesso, ma senza un punto d’incontro. Posso aggiungere un dettaglio non trascurabile?».

Prego.
«Perversi, pur non avendo firmato brani di successo per i Matia Bazar, oggi va in tour a proporli».

Cosa comporta, nei fatti, non potersi chiamare in Italia Matia Bazar?
«Il non poter partecipare a tante prestigiose trasmissioni tv come I Migliori Anni. In Rai possiamo essere Silvia Mezzanotte e Carlo Marrale».

Ma voi due avete una credibilità che vi tiene a galla.
«Come Piero Pelù, la stessa Antonella Ruggiero, Maurizio Vandelli, Ivano Fossati; tutti iconici ex leader di storiche band che, chi più chi meno, hanno dovuto confrontarsi con problemi di marchi e separazioni dalle rispettive line-up originali».

Cosa ne pensa della recente polemica velenosa tra Antonella Ruggiero e Piero Cassano, altro ex membro dei Matia Bazar? Le ha dato dell’irriconoscente dicendo che lei si sente una diva.
«Credevo di essere l’unica ex voce del gruppo destinataria delle invettive social di Cassano, che stimo anche per avermi cucito addosso splendide canzoni. Spiace che Antonella, che ammiro, abbia taciuto i nomi di Golzi e Stellita per ragioni che, evidentemente, solo lei conosce».

Parliamo di cose felici: il 26 settembre, con Marrale, partirà il nuovo tour peri 50 annidi Stasera che sera. Emozionata?
«Tanto. Poter eseguire sul palco l’intero repertorio dei Matia è un cocktail di orgoglio, sentimento ed enorme piacere».

Qual è la canzone del gruppo che le piace più cantare?
«Sono due: Cavallo bianco, composta da Cassano per la voce di Antonella, per l’esecuzione della quale scelse anche me come solista del gruppo. E Messaggio d’Amore con cui vincemmo a Sanremo nel 2002, quando l’armonia nella band era assoluta grazie a Golzi che era un collante perfetto».

Silvia, cosa rappresentano, oggi, i Matia Bazar per lei?
«Un tatuaggio sul mio cuore».