Anche telenovelas e soap opera possono fare cultura

Snobbate dagli intellettuali, emarginate dai salotti buoni, le storie a puntata con intrecci e colpi di scena sono una palestra di formazione per tanti narratori
di Silvia Stucchimartedì 19 agosto 2025
Anche telenovelas e soap opera possono fare cultura

3' di lettura

Ghettizzata a lungo come un sottoprodotto culturale, la telenovela, in realtà, è un fenomeno culturale da studiare: lo fa Rossella Bruzzone, con Un’ora d’amore. Breve viaggio nel mondo della telenovela (Graphe.it, 76 pp., 8,50 euro, prefazione di Aldo Dalla Vecchia), divertente viaggio nel tempo, che ci riporterà agli anni della scuola, quando l’ora della merenda, regolarmente a base di pane e Nutella, era accompagnata dalla visione delle telenovelas, fiore all’occhiello del palinsesto di alcuni canali (Rete 4 e non solo), seguite in religioso silenzio da mamme e zie. L’autrice distingue doverosamente fra telenovela e soap opera: la prima nasce in America Latina e si compone di circa cento episodi, che narrano traversie familiari e sentimentali di un ristretto gruppo di personaggi, tra cui i due protagonisti, solitamente una ragazza povera, ma coraggiosa, e l’uomo di cui si innamora, giovane ricco e viziato che, nel corso dei vari episodi, matura e trova la forza per opporsi, insieme all’amata, ai temibili antagonisti.

Per le nazioni più prolifiche in questo genere (Brasile, Argentina, Messico, Venezuela), la telenovela è diventata anche una risorsa economica da esportare: Bruzzone ricorda come Kassandra, scritta da Delia Fiallo (1924-20219, la madre di questo genere) sia la telenovela più venduta di tutti i tempi: trasmessa in 182 Paesi (sì, avete letto bene: quale autore può vantare un pubblico così vasto?), e tradotta in venti lingue, riscosse consensi enormi in USA, in Grecia, in Italia e Russia e negli stati dell’ex blocco comunista; in Bosnia andò in onda durante la guerra e, a causa del bombardamento della sede della tv locale, molte furono le proteste dei cittadini, privati del solo svago quotidiano in tempi tanto cupi. Il Ministero degli Esteri chiese allora al Venezuela le puntate mancanti, e la domanda fu accolta, quale segno di pace tra i popoli. Quanto a un altro classico, Anche i ricchi piangono (1979), che consacrò Verónica Castro, riscosse consensi enormi anche in Paesi molto lontani culturalmente e geograficamente dall’America Latina: a Bišek, capitale del Kirghizistan, nell’ora della programmazione diminuivano drasticamente i reati: insomma, anche i criminali piangono (guardando le telenovelas).


Diversa e più patinata è la soap opera, così chiamata perché, dato il pubblico prettamente femminile, negli intermezzi pubblicitari si reclamizzavano saponi e detersivi. Prodotta in Paesi anglosassoni (ma ne abbiamo anche di italianissime, come il glorioso Un posto al sole), la soap si dipana nell’arco di anni o decenni: pensiamo a Beautiful, o a Sentieri, trasmesso prima via radio e poi in tv dal 1937 al 2009.
Nella soap si seguono le vicende di interi clan familiari o del personale di un’azienda o di un ospedale, come in General Hospital: Tootsie, il geniale film in cui Dustin Hoffman interpretava un attore senza ingaggi che, travestitosi da donna, diventava una stella di una soap ambientata in un policlinico, ironizzava proprio su questo.
Di solito, la soap ha un budget più alto di una telenovela ed è più curata nelle forme e nel linguaggio: ricordate la parodia del trio Marchesini-Solenghi-Lopez, col finto doppiaggio sgranato e i dialoghi ripetitivi e surreali?
Lungi dall’essere puro svago, le telenovelas avevano anche finalità educative: è il caso di Leonela, sempre di Delia Fallo, che affronta tematiche delicate come la violenza sulle donne, l’aborto, la tossicodipendenza, e che fece scalpore tanto che autrice e interpreti ricevettero un mandato di comparizione al Ministero delle Telecomunicazioni. Per usare le parole di A. Grasso (Enciclopedia della televisione, Garzanti 1996, p. 759), in fondo, le telenovelas rappresentano forse l’unico vero prodotto culturale della modernizzazione di quei Paesi, sebbene il loro messaggio, artificiosamente positivo... abbia di sovente assunto...
una funzione consolatoria e falsamente rassicurante.

FAN AL QUIRINALE E a chi continua a considerare con sufficienza telenovelas e soap, ricordiamo che esse hanno insospettabili estimatori: più di trent’anni fa, un Presidente della Repubblica, appassionato di una soap che andava per la maggiore, approfittava delle visite ufficiali, in Paesi dove la programmazione era più avanti, per informarsi in anticipo sull’evolversi della trama.
Del resto, gli autori delle telenovelas di successo vantano un curriculum culturalmente impeccabile, e le loro serie si ispirano sì al glorioso fotoromanzo italiano, rispecchiando però anche gli archetipi tipici del romanzo d’appendice, dipanati con una sapienza narrativa che vale come un corso di narratologia, dato che le osservazioni di Genette, Auerbach, o del Vogler del Viaggio dell’eroe, le troviamo tutte messe in atto in questi racconti, densi di suspense e colpi di scena, ancora capaci di regalare, come recita il titolo del libro, “un’ora d’amore”.