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Gianfranco Carofiglio fa tele-Pd: spot alla droga in Rai, esplode il caso

Francesco Storace
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Qualcuno alla Rai il suo dovere lo fa. C'è chi si ricorda il canone versato dai cittadini. Quasi una rarità, ma è importante sapere che questa sera Tg2 post ospiterà un dibattito di un paio d'ore dalle 21 sui referendum giustizia di domenica prossima. Il direttore del Tg2 Gennaro Sangiuliano assieme alla conduttrice Manuela Moreno hanno ottenuto il via libera aziendale dopo troppe esitazioni di viale Mazzini. Le polemiche di questi giorni e anche lo sciopero della fame di almeno duecento militanti leghisti e radicali, compreso il vicepresidente del Senato Calderoli, non potevano passare inosservati a chi comanda.

 

 


VECCHIE TRADIZIONI
Ma siccome una rondine non fa primavera, ci pensano altri a rinverdire le vecchie tradizioni censorie. A distinguersi è Gianrico Carofiglio che manda in onda un dibattito sul referendum che non c'è, quello sulla cannabis, tra estremisti del tema. Sembra una specie di continuatore dell'opera di Luciana Littizzetto, esibitasi sul tema qualche sera fa. Lo pizzica Federico Mollicone, deputato di Fdi e membro della vigilanza Rai: «Dilemmi di Carofiglio riesce a proporre un confronto sulla liberalizzazione della cannabis fra un antiproibizionista radicale e un antiproibizionista moderato, ovvero Gherardo Colombo e un rappresentante del Gruppo Abele. Manca qualsiasi genere di posizione contraria». E prosegue così: «Il grande dilemma è perché la trasmissione si chiami Dilemmi e non "il programma del Pd"...». Poi c'è - ci sarebbe - la commissione di vigilanza Rai, che non si riunisce dalla bellezza del 17 maggio per un quarto d'ora. Un'altra oretta e un quarto l'aveva trascorsa il 4 con l'amministratore delegato Carlo Fuortes in audizione. Due ore in un mese, il presidente Barachini e i "controllori" della Rai nel frattempo hanno omesso di verificare che cosa succedeva nel casino delle nomine e sulla censura dei referendum. Roba da ribaltare i tavoli. Ma che si fanno nominare a fare in quella commissione se latitano nei momenti decisivi?

 

 


Alza la voce Michele Anzaldi, che nell'organismo parlamentare ci sta per Italia Viva e racconta a Libero: «Da una parte l'ostruzionismo M5S, che ha fatto di tutto per bloccare la risoluzione sugli opinionisti pur di salvare Scanzi e i suoi protetti, dall'altra la pausa elettorale per amministrative e referendum: sta di fatto che in una fase delicatissima per l'informazione pubblica la Vigilanza non c'è. Possiamo assistere senza nessun chiarimento alla sostituzione immotivata dalla Direzione Approfondimenti dell'ex amministratore delegato Orfeo, e dopo 24 ore alla sua nuova promozione a direttore del Tg3? Possiamo leggere sui giornali che i consiglieri vorrebbero sfiduciare l'ad, anche se solo a parole, senza che la commissione li convochi? Dopo le notizie su Orfeo avevo chiesto, vista l'impossibilità di convocare subito Fuortes per la chiusura elettorale del Parlamento, che almeno il presidente Barachini facesse una telefonata a nome di tutti per avere chiarimenti ufficiali, ma nemmeno questo è stato accettato».

 

 


IL PARADOSSO
E per paradosso si aggiunga che gli stessi membri leghisti della commissione, in assenza di riunioni, sono costretti a rivolgersi pubblicamente al Capo dello Stato per denunciare che nemmeno i richiami dell'Autorithy per le comunicazioni sui referendum hanno trovato eco nelle tv, proprio a partire dalla Rai con l'eccezione riferita sopra. Poi ci sono le mascherine ai seggi, la trovata del governo Draghi scoperta ieri. Palazzo Chigi resta muto, al Colle idem, la Lega è costretta a ricorrere al Tar, come annuncia Matteo Salvini. Eppure, basterebbe ritirare una circolare abbastanza stupida, visto che persino i grandi eventi si svolgono senza obblighi del genere. Il 12 giugno è immaginabile che si troveranno seggi a finestroni spalancati per il caldo, c'era bisogno di imporre le mascherine al voto? Forse solo per sabotare la consultazione, ridotta a una sola giornata. In compenso tornano i virologi a farsi sentire, per il professor Galli le mascherine servono quando si vota, per la professoressa Gismondo sono una fesseria. Evviva! 

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