Nel mirino

Ilaria D'Amico, chi la inchioda dopo il flop: "L'ideologia sinistrorsa..."

Il flop totale del programma di Ilaria D'Amico su Rai due, Che c'è di nuovo, si spiega in modo molto semplice, perché "di innovativo sembra aver ben poco", scrive Arnaldo Magro su Il Tempo. "Il fatto che siano davvero in pochi a guardarlo quel programma non può essere considerata scusante valida. L'idea che quel tipo di format su Rai 2 possa essere stato considerato addirittura un punto di riferimento informativo della rete tutta induce a parecchie riflessioni sul management". E ancora, si legge, "l'ideologia sinistrorsa del programma si è addirittura amplificata. Non se ne avvertiva francamente il bisogno. Per quello, basta guardare Rai3".

 

 

Basta vedere come nel programma della D'Amico è stato affrontato il tema dei rave party: "Le tesi sostenute sono degne del grillismo antesignano più puro", scrive Magro. "Il titolo poi, un capolavoro di diplomazia: 'I giovani dei rave non sono criminali'. Non è d'uopo avventurarsi qui in tecnicismi semantici o giuridici, la norma verrà di fatto puntellata dal Parlamento. Poteva essere scritta meglio. Senza dubbio alcuno. 'Rave Viterbo, gli organizzatori si arrendono dopo morti, contagi e stupri' a titolare era La Repubblica, ad agosto del 2021. In quel periodo governavano però ancora i migliori", ergo non si poteva dire nulla.

 

 

Insomma, si conclude su Il Tempo, "la volontà di approfondire e capire un fenomeno sociale è meritorio per chi fa dell'informazione un caposaldo. Prenderne le difese aprioristicamente risulta strumentale e parossistico. Oltre che deleterio. Per gli ascolti in primis. Che rimangono impietosi".