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Fuori dal Coro, violenza sulle donne: un servizio terrificante da Mario Giordano

Claudio Brigliadori
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Si fa presto a dire patriarcato. Ma cosa succede se la violenza sulle donne la ritrovi non all’interno di una famiglia italiana, non in un fidanzato che non può tollerare che una ragazza viva la sua vita lontano da lui, ma in una normale periferia delle nostre città? Le telecamere di Fuori dal coro, di nome e di fatto, si sono recate a Bologna, al centro da mesi di una emergenza-sicurezza spesso ignorata dai grandi media. Dall’inizio dell’anno sono state oltre 200 le donne che hanno denunciato aggressioni di tipo sessuale.

L’inviata Maria Letizia Modica Alliata, ha passato una notte tra la Stazione centrale e la zona universitaria. E ha avuto paura. «Qui si sono consumate cinque violenze sessuali negli ultimi due mesi. Arrivata in piazza, alcuni uomini mi fermano, mi importunano e cercano di vendermi della droga», spiega mentre le immagini confermano il clima che si respira. Una lettura la dà il nuovo questore di Bologna Antonio Sbordone: «Dobbiamo spostare l’attenzione su chi maltratta, stupra, uccide. C’è oggi un gap tra l’emancipazione femminile, che per fortuna è maturata rapidamente in questi tempi, e l’arretratezza culturale degli uomini che fanno fatica a stare al passo. È da questo disequilibrio che nascono le tragedie e su cui bisogna lavorare. Per tutelare la vittima bisogna occuparsi del carnefice. Fino a poco fa ci si è concentrati sulla tutela della donna, sulla sensibilizzazione a denunciare, sui reati connessi. Da un po’, e su quello si deve insistere, si è spostata l’attenzione sui carnefici».

L’obiettivo, spiega è «disarmare la loro aggressività, la cultura deviata da cui deriva. Per quanti sforzi siano stati fatti, non ci sono stati grandi risultati perché registriamo ancora troppe morti e troppi stupri». Il guaio è che questi sembrano essere una emergenza sociale secondaria.

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