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Del Debbio contro Baby Touché: "Non prendiamoci per i fondelli"

Roberto Tortora
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Perché i testi del giovane rapper ventenne Mohamed Amine Amagour, padovano di origine marocchine che spopola su Spotify, in arte Baby Touché, sono così violenti e istigano alla delinquenza?

Di questo si prova a parlare, non senza difficoltà, con il diretto interessato all’interno dello studio di Dritto e Rovescio, il talk di approfondimento politico e sociale di Rete 4, condotto da Paolo Del Debbio. C'è un mondo difficile da scalfire alle spalle di questi giovani rapper che, spesso, finiscono anche nei guai con la legge ed è complicato capire come si possa cambiar strada.

 

 

 

Baby Touchè, nello specifico, accusa la società e non sé stesso per la sua musica violenta: “Nessuno si chiede, nemmeno Del Debbio o gli altri, io per quale motivo faccio questo tipo di canzone se poi, prima di questi ultimi mesi, facevo un altro tipo di musica”. Al che Del Debbio, giustamente, gli chiede: “La fai tu, dillo tu no? Non posso dirlo io. Scusa eh, non è che siamo qui a prenderci per i fondelli".

 

 

 

Baby Touché, però, non arretra di un millimetro e insiste nelle sue idee: “Non sono io quello che deve dirtelo, non tengo a farmi questa domanda né a rispondere, so le mie cose. Altre persone devono prendersi grandi responsabilità prima di me, viviamo in un mondo in cui la gente non si prende le proprie responsabilità. Io, la musica che faccio, non la faccio per mandare la gente a fare i danni, la faccio per fare soldi per far stare bene mia madre, mio padre, la mia famiglia, farli stare bene, stare bene io per permettermi di non fare la vita che fa l'80% dei ragazzi nel mondo”.

 

 

 

Sarà, intanto la squadra mobile ha trovato nel suo appartamento un machete con una lama lunga 54cm, lo stesso che brandiva in un videoclip insieme a molte altre armi e bottiglie incendiarie. E, per questo, verrà indagato per detenzione abusiva di armi ed esplosivi. E, a gennaio, il questore di Padova gli ha consegnato il foglio di via, costringendolo a stare lontano dalla città per tre anni. Questo, dopo una rissa con tanto di tirapugni al Pride Village. Terzo provvedimento di questo tipo per lui, dopo altri due episodi violenti a Vicenza e Venezia.

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