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Tagadà, il generale Capitini: "Tirata poca roba. Qual è il vero scopo dell'Iran"

 Generale Capitini

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Si parla dell'attacco dell'Iran contro Israele da Tiziana Panella a Tagadà, su La7, nella puntata del 15 aprile. In studio c'è il generale Paolo Capitini, docente di Storia militare alla Scuola Sottufficiali dell’Esercito, il quale analizza la situazione attuale.

Secondo Capitini i droni e missili lanciati da Teheran vanno "decriptati sotto tanti punti di vista", perché sono diverse le cose che hanno messo in evidenza. In primis, il lancio "ha fatto emergere le due grandi alleanze" dietro la crisi in Medio Oriente. Per decenni Israele ha ribadito di essere "solo contro il mondo", sottolinea Capitini ma "scopriamo adesso che a parte gli alleati storici come gli Stati Uniti e la Gran Bretagna" Tel Aviv può contare su Giordania, Egitto e sui Paesi del Golfo Persico che sulla scia degli accordi di Abramo "stanno pensando di dire che, in cambio di sicurezza, armi e tecnologia, sono disposti ad avere un atteggiamento più morbido verso Israele". 

 

 

Poi però c'è il gruppo che sostiene l'Iran: "Se tu sei il capo di una coalizione di grande importanza o credi di esserlo, ogni tanto devi scendere in campo tu ed è quello che ha fatto l'Iran", che ha dovuto attaccare in prima persona senza delegare a gruppi come Houthi e Hezbollah. Insomma, prosegue Capitini, è stata "un'azione assolutamente politica e poco militare, perché gli israeliani sanno benissimo che gli hanno tirato poca roba. L’attacco ha fatto emergere le due alleanze in Medio Oriente: i Paesi sunniti che hanno sottoscritto gli accordi di Abramo da una parte, dall’altra un’alleanza di nemici che ha reagito in prima persona con l’Iran". Adesso Tel Aviv può rivendicare "politicamente come una vittoria gli abbattimenti di droni e missili".  

Qui l'analisi del generale Capitini a Tagadà

 

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