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PiazzaPulita, scontro Bortone-Scalea sull'antifascismo: "Ma perché? No, non è così"

Roberto Tortora
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A Piazzapulita, programma di approfondimento politico di La7 condotto da Corrado Formigli, l’oggetto principale della puntata, in tutte le sue declinazioni, è Giorgia Meloni, il presidente del Consiglio. L’argomento è quello solito, cioè il fatto che, da quando è stata eletta, la nuova premier non abbia mai fatto una dichiarazione pubblica in cui si sia dichiarata anti-fascista. Formigli chiede a Daniele Scalea, presidente del Centro Machiavelli, “quant’è grave che il presidente del Consiglio non si dichiari antifascista”.

La risposta di Scalea è chiara: "Io vado in controtendenza e penso che non sia grave, soprattutto perché in questa epoca storica, in cui è passato molto tempo dal fascismo storico, l'antifascismo in assenza di fascismo ha avuto uno slittamento semantico. Oggi l'antifascismo non si riferisce più all'opposizione alla dittatura che effettivamente c'è stata storicamente, quanto a un insieme di valori e proposizioni che afferiscono di più ad una precisa parte politica, che è quella di sinistra”. 

 



Clicca qui per guardare il video del botta e risposta Bortone-Scalea su La7


La giornalista Serena Bortone, presente in studio tra gli altri ospiti, sbotta e non ci sta: “Ma perché? Ma non è vero, non è vero, non è così!”. Scalea controbatte: “Oggi non c'è il fascismo, non vedo movimenti fascisti che minacciano la democrazia in Italia”. La Bortone, salita agli onori delle cronache per il caso Scurati, non cede: “Però è un valore storico su cui si fonda la nostra costituzione e il nostro essere cittadini italiani. Io sono una fiera cittadina italiana e proprio per questo sono antifascista”. Si accoda la storica Michela Ponzani, che spiega: “Forse bisognerebbe rileggere il testo costituzionale, rifare un po' d'ordine sulle questioni, perché sennò si rimette tutto in discussione no? La nostra costituzione ce la siamo data, dopo una sanguinosa lotta di liberazione nazionale, siamo stati ammessi al tavolo delle trattative di pace insieme alle altre nazioni europee che avevano sconfitto il nazifascismo. Non definirsi antifascista forse è un'occasione mancata per una destra che si vuole definire moderna e liberale”.

 

 

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