Cerca
Cerca
+

Bianchi, la Formula 1 adesso si fermi

Esplora:

Matteo Legnani
  • a
  • a
  • a

Ora è il momento di riflettere. La paura quindi la rabbia e l'indignazione hanno fatto il loro corso e al momento non servono più. Il “J'accuse” era dovuto, meritato e indispensabile, ma non riporta indietro il tempo, non produce miracoli, non restituisce un ragazzo pieno di sogni dall'anima pulita. Jules Bianchi è in un letto di ospedale, vive la sfida più difficile ed è solo. Poco è trapelato, però le immagini dello schianto che giustamente o ingiustamente sono state diffuse parlano, anzi urlano. Molti hanno definito il tutto una decapitazione, la situazione è chiara. Non si tratta più di mancanze (rilevate), errori (inconfutabili), decisioni (opinabili) o responsabilità (assunte?), ma di un uomo fragile e indifeso, di una famiglia spaventata e di una lezione che obbligatoriamente non deve finire nel dimenticatoio. Montezemolo ha ragione: bisogna capire e forse fermarsi un attimo. L'alibi per cui le condizioni di Suzuka si sono verificate altre volte senza avere conseguenze non regge. Come detto da un collega, la parola “fatalità” non vale più la soluzione. E' necessario andare avanti, nel senso di migliorare e passare a un livello successivo. Gli addetti ai lavori dovrebbero guardarsi a quattrocchi e chiedersi se il gioco vale la candela, se la strada intrapresa è realmente quella che vogliono. La FIA, spalle al muro, ha aperto un'indagine, vedremo a cosa condurrà. Restano interessi troppo spesso avvezzi a tirare la corda al limite, indifferenti e incuranti dei valori umani. Resta la speranza che questa corda non si spezzi ancora e ancora, prima di smuovere reazioni e correre ai ripari, inevitabilmente tardivi. di Giulia Volponi

Dai blog