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Milan, Sinisa Mihajlovic sfida Silvio Berlusconi: "Qui comando io"

Andrea Tempestini
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Sinisa non molla e reagisce con orgoglio alle difficoltà del Milan dell'ultimo periodo ma fa quasi tenerezza. Mihajlovic alla vigilia di Torino-Milan (ore 20.45, diretta Sky Sport e Premium Sport) sembra un leone in gabbia che vuole evadere e sbranare tutti. La sfida dell'Olimpico è delicatissima anche per fugare i dubbi intorno alla sua panchina: «Chi dice che posso mollare non mi conosce, nel mio vocabolario non esiste la parola mollare. Io non mollo mai», dichiara il tecnico. L'obiettivo di Sinisa è quello di recuperare la leadership che per la prima volta in questa stagione è stata messa in discussione: «Ho letto che il club mi avrebbe chiesto di cambiare modulo. Io parlo con Berlusconi ma le scelte tattiche dipendono solo da me. Faccio di testa mia e mi prendo tutte le responsabilità». Sembra già sfumata l'atmosfera frizzante che si era creata attorno al tecnico in estate. Il serbo era considerato l'uomo in grado di proporre un calcio caratterizzato dalla cattiveria agonistica che manca da tempo, quella che vogliono vedere i tifosi, soprattutto in tempi di vacche magre sul piano tecnico. Il campanello d'allarme per i fan rossoneri dovrebbe tintinnare assillante proprio perchè il Miha a cui eravamo abituati era di un'altra stoffa, un uomo che non avrebbe mai dichiarato, per esempio: «Questo non è il periodo migliore per cambiare qualcosa perché abbiamo avuto tutti i giocatori solo da giovedì». Sembrano le parole dell'Inzaghi in difficoltà della passata stagione. Dov'è finito il mister che lo scorso anno preparava le partite con gli occhi della tigre e sciorinava sublimi citazioni motivazionali? «La pressione mi stimola», dice Mihajlovic, e arriva come sempre «dall'alto», ma stavolta la sfumatura è più concettuale che sul sistema di gioco. Berlusconi ha voluto ancora una volta recapitare un messaggio al suo tecnico per vie traverse. Secondo lui il serbo peccherebbe sulla tattica e gli si chiede «un Milan padrone del campo». Ora però il problema non è il modulo (che mise in croce Inzaghi) e le due punte che secondo l'ex premier non dovrebbero mai essere in discussione. Anche perché finora Mihajlovic ha usato lo schema preferito dal presidente: 4-3-1-2, due attaccanti e un trequartista sempre in campo. «Non c'è un modulo che ti fa vincere o perdere», sostiene il tecnico, a ragione. Eppure serve una svolta, e a cambiare, curiosamente, sarà proprio il modulo. Si va verso un 4-3-3, con Bonaventura e Cerci ai fianchi di Bacca (Kucka, Montolivo e Bertolacci in mediana, davanti ad Abate, Mexes, Romagnoli e Antonelli). Proprio l'ex granata ha un destino curioso: da epurato (anche se Sinisa sostiene di essere stato lui a trattenerlo) a possibile uomo della svolta contro la sua ex squadra. Fu Ventura l'artefice della consacrazione di Cerci a Torino e sarà poco distante da lui stasera. «Non invidio Ventura, non fa parte del mio carattere. Lui ha avuto la fortuna e il merito di poter lavorare a lungo sulla sua squadra», conclude Miha, reclamando tempo per «risolvere i problemi» e per diventare «l'uomo giusto per il Milan». Ma forse il dubbio, ora, è proprio questo. Mihajlovic è il tecnico perfetto per la realtà rossonera? «Mi preoccupa quando è tutto piatto», Sinisa ipse dixit. Ebbene mister, il mare in cui nuoti è già mosso, ora attento a non sanguinare, gli squali sono sempre in agguato. di Claudio Savelli

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