Davide Astori, il capitano della Fiorentina non è morto di infarto: il brutto sospetto, così poteva salvarsi
Il referto firmato dagli anatomopatologi di Udine recita: «In base alle evidenze dell' esame autoptico effettuato in data 6 marzo 2018 sul cadavere di Astori Davide Giacomo, in riferimento alla causa di morte, la si può indicare come causa di morte cardiaca, senza evidenze macroscopiche, verosimilmente su base bradiaritmica, con spiccata congestione poliviscerale ed edema polmonare. Per la diagnosi definitiva, sono necessari approfonditi esami istologici». Il che, tradotto in termini comprensibili a chi legge, rivela quello che io stessa avevo già ipotizzato e scritto su questo giornale il giorno del decesso del calciatore, senza nemmeno attendere l' autopsia, e cioè che questo sfortunato giovane uomo non è morto di "morte naturale", che è una condizione che non esiste, né è morto di infarto del miocardio, il quale avrebbe dato sintomi in vita e segni evidenti nelle coronarie, ma è invece deceduto per un grave disturbo elettrico del cuore che, ahi lui, non gli era stato mai diagnosticato, e che nelle ultime ore di vita ha rallentato il suo cuore, provocando nel suo corpo l' accumulo di liquidi nelle viscere e nei polmoni, liquidi non più in grado di essere smaltiti dalla pompa cardiaca, la quale, non essendo stata curata, si è esaurita fino a fermare definitivamente il muscolo cardiaco di Davide durante quella tragica notte. Leggi anche: La commozione di Bonucci, il ricordo dell'amico Astori in diretta / Video IL BATTITO Gli esami istologici e strumentali del circuito elettrico del cuore non potranno non confermare questa causa di morte, non essendone stata individuata una diversa, perché già il rilievo dell' imbibizione dei tessuti addominali, di quelli periferici e di quelli polmonari, rafforzano, se non addirittura confermano, questa diagnosi non ancora certificata ufficialmente. Quando un cuore è sofferente a causa del malfunzionamento del suo circuito elettrico, esso inizia a non battere più regolarmente, a perdere colpi, ad avere varie aritmie, all' inizio innocue come le extrasistoli, ma che in seguito diventano delle vere e proprie fibrillazioni, le quali fanno appunto fibrillare il cuore, il quale, non riuscendosi più a contrarre regolarmente, rallenta la sua funzione di pompa, provocando un rigurgito all' indietro del sangue che dovrebbe invece essere pompato nell' aorta, e che invece refluisce indietro nei polmoni e negli altri tessuti, scatenando quella crisi spesso mortale denominata edema polmonare acuto. Le malattie del ritmo si accertano strumentalmente con l' elettrocardiogramma, ma se nel momento di questo esame esse non si manifestano, non vengono naturalmente registrate e il tracciato appare nei limiti della norma, per cui è necessario sospettarle dal racconto del paziente e dalla sua visita clinica, e procedere quindi ad effettuare un esame holter, ovvero una registrazione del battito cardiaco che deve essere tenuta addosso per 24ore, e che è l' unico test certo che conferma od esclude qualunque disturbo del ritmo cardiaco o della pressione sanguigna. Ma la domanda è: come è stato possibile che un atleta come il capitano della Fiorentina non fosse controllato in maniera completa dal punto di vista cardiologico? E come è possibile che egli non sia mai stato sottoposto ad un semplice esame holter della funzionalità cardiaca anche in assenza di sintomi? Perché è impossibile che la sua storia clinica non abbia dato sintomi o segnali che magari un giocatore di calcio non sapeva individuare o riferire, imputandoli ad altre cause, ma che un occhio clinico attento ed allenato avrebbe evidenziato al primo sguardo. È forse mancato l' intuito medico? Quello che è certo è che Davide Astori è stato molto sfortunato, oppure non è stato seguito adeguatamente riguardo alla sua patologia nascosta e silente, che non è stata sospettata da nessuno. PROCEDURA CORRETTA Quando sono presenti aritmie ribelli o gravi disturbi del ritmo e del circuito elettrico del cuore, e quando esse sono state accertate e certificate come non reversibili con la semplice terapia farmacologica, la procedura corretta ed urgente è quella di applicare al paziente un pace-maker, un piccolo dispositivo alloggiato sottocute sul torace che ha il compito di regolare per sempre i disturbi del ritmo ogni qual volta essi si presentino, riportando il cuore al normale ritmo sinusale, impedendogli di tornare ad essere fibrillante, ed assicurando così a quel paziente una vita regolare e lunga, e soprattutto evitargli la morte improvvisa. Quella che a Davide Astori non è stata evitata in nessun modo. di Melania Rizzoli