Inter, ecco la rivoluzione di Luciano Spalletti: chi resta e chi deve sloggiare
Quattro giorni di festeggiamenti, per il tifoso dell' Inter, sono pure troppi. Il dato di fatto è che se una moltitudine silente di appassionati nerazzurri riesce a godersi «i momenti» e pregusta il ritorno in Champions, una minoranza «fracassona» (del genere che twitta, posta, urla e si incazza) non vedeva l' ora di trovare appigli per tornare a lamentarsi. Ebbene, dopo 72 ore di calma apparente, costoro hanno assimilato secondo personalissima convenienza l' eccellente discorso di mister Luciano Spalletti di ieri e, infine, sono tornati a mostrare i canini. Ma partiamo dalle considerazioni del tecnico, che ne ha davvero per tutti. IL VERBO DI LUCIANO I ringraziamenti: «Ringrazio la società per avermi fatto provare certe emozioni (...). Poi i miei collaboratori, forti in tutti i sensi. I giocatori e i tifosi, tenuti per ultimi perché sono la nostra base». Il momento più brutto: «La sconfitta con la Juve, ma il più brutto in assoluto è quello che è successo alla famiglia Astori». La punzecchiatura alla proprietà: «L' anno scorso abbiamo sbagliato illudendo i tifosi. Io ho parlato di Champions appena arrivato ma c' era ancora da fare il mercato che poi è cambiato. Certe promesse non sono state mantenute». La coccola alla proprietà: «Sul mercato la società si è già mossa bene ma ci sono sempre i paletti degli accordi sul fairplay finanziario firmati con l' Uefa dalla proprietà precedente». I riscatti difficili: «Ora Cancelo e Rafinha - che pure sono stati eccezionali - non si possono riscattare, in un secondo tempo vedremo». Icardi: «Il futuro dipende dalla volontà del giocatore. Non sto dicendo che lui vuole andare, anzi. Certo che senza di lui perderemmo molto. A meno che non ne arrivino di migliori». Il rinnovo di contratto: «Ho un contratto fino all' anno prossimo e sto benissimo all' Inter. La società mi ha ribadito che vuole prolungare. Ma la durata cambia poco, serve l' impegno quotidiano». E tutta un' altra serie di carezze a Brozovic, Ranocchia («finché ci sono io non si muove»), Skriniar eccetera. Tutto questo ha allarmato taluni, scatenati al grido di «Non riscattano Cancelo e Rafinha, che schifo!». La qual cosa significa non aver recepito il diktat Uefa che impone ai nerazzurri di raccattare 40 milioni di plusvalenze entro il 30 giugno (il solito fairplay finanziario, insomma). Dopo - ma solo dopo - l' Inter avrà la possibilità di far partire il suo mercato di «reale rafforzamento». Il presente, invece, si chiama Lautaro Martinez, attaccante argentino di 20 anni sbarcato ieri a Malpensa e atteso oggi dalle visite mediche. L' ALTRO ARGENTINO Il ragazzo, che in comune con Icardi non ha solo il nerazzurro, ma anche la mancata convocazione ai Mondiali certificata dal ct dell' Argentina Sampaoli, arriva a Milano dopo un triennio al Racing Club condito con 61 presenze e 27 gol (27 presenze e 18 gol nell' ultima stagione) e si candida a diventare compagno d' attacco di Maurito. Per il resto si va dalle balle alle indiscrezioni di mercato. La certezza è che il ds Ausilio ha incontrato l' entourage del giovane Nicolò Barella, ambito centrocampista del Cagliari. Non si è parlato di cifre, ma le parti hanno cominciato a mettere le basi per un futuro insieme (che è una frase da romanzo Harmony buona per tutte le stagioni). di Fabrizio Biasin