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Se i calciatori sono diplomatici la verità la dicono le loro mogli

Gino Coala
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Nel calcio che «Mi rimetto alle decisioni del mister», «Ho sempre sognato di vestire questa maglia» e «Rispettiamo tutti ma non abbiamo paura di nessuno», se volete veramente conoscere il pensiero dei giocatori (sì, hanno delle idee e delle emozioni anche se non le raccontano: facciamola finita con la solita storiella secondo la quale il campione tatuato si occuperebbe solo di veline, auto di lusso e play station) basta prestare un po' di attenzione a ciò che dicono - anzi, postano - le lady del football, che siano fidanzate, compagne o mogli. Sì, perché noi siamo abituati ad esaltarci per il mediano che entra in tackle duro e non ha paura di nessuno o per il fantasista freddo cui non tremano le gambe dal dischetto del rigore, pensando che i nostri idoli abbiano sempre grande personalità e carattere, ma la realtà è che i pantaloni, anzi i pantaloncini, in casa li portano le loro donne. Che sono quelle che - la volgarità in questo caso ci sta, parlando di calcio - posso dimostrare di avere le palle. INSTAGRAM Ce lo spiega la storia di questi anni, ma anche quella recente. Claudio Marchisio, dopo 25 anni in bianconero, ha rescisso il contratto con la Juve e con grande signorilità - pur rosicando, facile immaginarlo - ha commentato: «Amo questa maglia al punto che, nonostante tutto, sono convinto che il bene della squadra venga prima. Sempre». Nobile, da applausi, clap clap. La traduzione (cioè il vero pensiero non politicamente corretto del centrocampista), però, l' ha offerta dopo tre giorni la moglie Roberta Sinopoli, che su Instagram ha scritto: «Nel calcio e nel cinema meglio essere rimpianti che sopportati». E non è la prima volta. Già qualche mese fa, con il Principino relegato in panchina, sempre lei (e sempre su Instagram) aveva mandato un messaggio nemmeno troppo criptico ad Allegri: «La tolleranza arriva fino alla linea del rispetto reciproco, passando quella si trasforma». Boom. E che dire di Sara Ruggeri, la compagna di Stefano Sorrentino, il portiere del Chievo? Prima che lui ringraziasse Ronaldo per i messaggi di buona guarigione (si è infortunato sabato sera proprio in uno scontro con CR7), lei (Instagram, of course) è entrata dura: «I campioni per essere chiamati tali per prima cosa devono essere UMANI! Mi dispiace ma non posso ammirare questo campione!». D' altronde non ci vuole nemmeno troppo a immaginare le dinamiche di coppia. Lui, il calciatore, arriva a casa incazzato e musone e lei, dopo averlo appena visto pacato e diplomatico in tv, gli chiede cosa c' è che non va e perché fa così e come mai non parla e bla bla bla. Lui, a quel punto, si sfoga e lei lo prende per le orecchie come solo le donne sanno fare accusandolo di non sapersi far rispettare e rinfacciandogli che bisogna sempre dire ciò che si pensa e chissenefrega dei rapporti e ri-bla bla bla. Quindi decide di far giustizia da sola e verga post al veleno sui social. Come quello di Benedetta Balleggi, moglie di Luca Antonini, che nel 2014 scrisse su Twitter un meraviglioso «Finalmente godo anch' io» che non aveva nulla di erotico, ma semplicemente commentava l' esonero di Allegri dal Milan, tecnico che aveva utilizzato molto poco suo marito. E ancora, Jenny Darone, lady Insigne, sempre in quell' anno su Instagram mandò un messaggio chiaro ai tifosi napoletani («Non lo meritate a Napoli») dopo qualche fischio di troppo indirizzato all' attaccante. «UN UOMO PICCOLO» Storiche, poi, le difese a piè pari di Federica Riccardi (Cerci) e Ilary Blasi (Totti). La prima, ancora nel 2014 (caspita che annata!), inviperita con il football italiano che non trovava spazio al suo bello, sentenziò su Facebook: «Perché l' ennesimo talento italiano va all' estero? Ve lo dico io perché: 13 gol e 11 assist non bastano. Essere il miglior esterno della serie A delle ultime due stagioni nemmeno. In Italia si va avanti solo con prestiti, vecchie glorie riciclate, stranieri, giocatori che costano zero. I calciatori più forti se vogliono fare qualcosa di importante devono scappare via. Saluti Serie A, noi ce ne andiamo nel calcio che conta (Spagna n.d.r.)». La seconda in un' intervista, due anni fa, difese il Pupone che non giocava e attaccò il mister giallorosso: «Non critico la scelta tecnica, critico il comportamento umano e Spalletti è stato un uomo piccolo, punto». Ma tra i tanti (Carolina Marcialis per Cassano, Silvia Slitti per Pazzini), lo sfogo più bello - per sintesi, durezza e modalità - resta quello di Alessia Andra Rossi, moglie di Hernan Crespo. La quale il 26 marzo 2016, appena saputo dell' esonero del marito allenatore del Modena in serie B, è entata in sala stampa e, alla faccia di Twitter, Instagram, Facebook e diavolerie simili, ha urlato in faccia ai dirigenti: «Crespo ha lavorato gratis, merde!». di Alessandro Dell'Orto

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