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Il mister non conta un tubo? Ecco chi sono i match analyst (e quanti ne ha Max Allegri)

Davide Locano
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Gli allenatori di oggi sono ignoranti! Il termine è forzato, ma serve per spiegare come, di questi tempi, la figura del match analyst sia diventata fondamentale per il lavoro di un tecnico top. Prendiamo Allegri: partita di campionato, conferenza stampa e interviste, lavoro di scarico, allenamenti in vista della Champions, vigilia con conferenze e interviste, partita, ancora interviste... Impossibile trovare il tempo per aggiornarsi. «Con i ritmi di oggi i tecnici diventano "vecchi" in fretta, hanno troppe cose da seguire e in un anno fanno solo un paio d' ore di aggiornamento in occasione della Panchina d' oro. Voi dovete essere i loro aggiornatori. Siete dei radiografi che inquadrano la situazione e aiutano il medico a trovare la cura». A parlare a una platea di match analyst di serie A e B riuniti a Coverciano è Maurizio Viscidi, coordinatore delle giovanili azzurre che ha contribuito in maniera decisiva a rendere ufficiale la figura del tattico all' interno della Federazione. «I match analyst devono essere allenatori (devono possedere il patentino Uefa B) e sapere di software, informatica e montaggio», spiega Antonio Gagliardi, tattico della Nazionale A dal 2008. Il loro lavoro consiste nel visionare le gare della propria squadra e dell' avversario, individuarne pregi e difetti in base a determinati parametri e, di concerto con l' allenatore, confezionare file/filmati da proporre ai giocatori per spiegare dove migliorare e come affrontare le gare. Una figura che in Italia si è affermata solo in tempi recenti, dopo che Lippi ivnse il Mondiale 2006 grazie anche al lavoro di Adriano Bacconi e Simone Beccaccioli, match analyst voluti espressamente da lui. Un anno dopo la serie A si sarebbe messa al passo grazie a Claudio Ranieri: arrivato alla Juve sottolineò l' importanza del lavoro svolto dal tattico, figura già molto affermata in Inghilterra e da lui scoperta quando allenava il Chelsea. Gli fu messo a disposizione Riccardo Scirea, ancora oggi a capo dell' area match analysis del club bianconero. Allegri sbotta in tv contro chi dà troppo peso all' aspetto tattico, ma la sua Juve si affida a ben tre match analyst che lavorano sulla prima squadra (Scirea più due), e altri tre sono al servizio delle squadre giovanili e femminili. «I continui cambi di modulo proposti da Allegri in base all' avversario - spiega Gagliardi - testimoniano lo studio che c' è dietro e quanto lui se ne avvalga. Ma ha ragione anche quando dice di non sottovalutare gesti tecnici e qualità individuali». La Figc, creando un team di sei analisti per le varie nazionali ha lanciato il modello, ma ogni società fa come crede. La Juve, come detto, ha 6 match analyst, l' Inter ne ha otto perché non scinde l' analisti tattica da quella atletica (corsa, km percorsi, energie spese), che i bianconeri seguono invece con un team dedicato. La Fiorentina non ne ha, ma Pioli si affida a due collaboratori tattici personali. Il background? Varia a seconda dei casi. Il percorso di Beccaccioli (oggi alla Roma) inizia da un impiego in una società di postproduzione, quello di Scirea da un' esperienza come allenatore minore (oggi ha pure il patentino per allenare in serie C e fare il vice in A e B). Quello che ora fa il match analyst un tempo era compito dell' allenatore in seconda o dell'osservatore... Curioso che Riccardo Scirea stia dedicando la vita al lavoro per cui suo padre Gaetano la perse tragicamente in Polonia, per visionare il Gornik avversario della Juve. di Simone Malagutti

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