Mauro Icardi, l'argentino torna in campo solo da capitano: Marotta, la carta Dybala
Siccome star sereni è bello, ma dopo un po' ci si rompe le balle, Juve e Inter hanno ricominciato a ringhiarsi addosso come ai vecchi tempi. Succede ogni due per tre, ma questa volta c' è la grande novità: Marotta azzanna la Signora e lo fa con l' arma affilatissima della chiarezza mescolata alla sapida ironia. Ma - come dicono quelli bravi - facciamo un passo indietro. In mattinata il direttore sportivo della Juventus ed ex «figlioccio» dello stesso Marotta, ovvero Fabio Paratici, si è lasciato andare a Radio Anch' io Sport: «L' interesse per Icardi della scorsa estate? Non era un' azione di disturbo, ultimamente non ci sono stati contatti con la signora Wanda Nara. Era una operazione informativa, sull' eventualità che Icardi potesse cambiare squadra e se la Juve potesse essere di suo gradimento. Il futuro? Icardi ora è dell' Inter. Sono domande che torneranno di attualità, o no, solo a giugno». BOTTA E RISPOSTA Apriti cielo! C' è chi si allarma, chi pensa alle parole del giorno prima di Wanda a Tiki Taka («L' Inter è la nostra famiglia») e dello stesso Marotta («proporremo a Icardi il rinnovo del contratto. Siamo una famiglia dove il "noi" deve prevalere sull'"io"»), quindi tocca al presidente Steven Zhang dare la prima "botta": «Non venderemo mai Mauro Icardi alla Juventus». Il "carico" arriva poco dopo, con l' amministratore delegato dei nerazzurri che risponde per le rime a Paratici: «Sono affermazioni fuori luogo. Icardi alla Juve? Non abbiamo mai detto di volerlo cedere. Allora potrei dire la stessa cosa di Dybala e l' Inter». Insomma, un botta e risposta parecchio pepato. Poi, ovvio, il tema icardiano resta caldissimo. Zhang è certo che le cose si sistemeranno («Non lo cederemo mai alla Juventus. Crediamo che continuerà a crescere con noi. Lo consideriamo parte della nostra famiglia»), ma la situazione resta parecchio complicata. Oggi l' attaccante dei 122 gol nerazzurri compie 26 anni e ancora non sappiamo quando tornerà a giocare. Il principio di pace rischia di crollare di fronte al «nodo» fascia: per il ragazzo «ha lo stesso valore di una gamba» (cit. Wanda Nara) e senza una gamba... è difficile giocare. Sull' altro fronte sembra improbabile (se non impossibile) che la società decida di fare un passo indietro, soprattutto dopo aver ascoltato le parole di mister Spalletti, il tecnico che fino a un mese fa esibiva il suo numero 9 come esempio per tutti e ora lo bastona oltre la logica («se sono contento che fosse in tribuna? Speravo venisse negli spogliatoi...»), così come fino a un mese fa considerava Lautaro Martinez poco più di un comprimario («vuole giocare di più? Tutti meritano di giocare di più») e ora lo ha eletto nuova Stella Polare: «Lautaro è un carro armato, una macchina da guerra, lo conosco bene, ha carattere e forza, farà gol». PACE DIFFICILE La sensazione è che il tecnico si aspetti una qualche ammissione di colpevolezza da parte dell' ex capitano, colpevole di non aver messo una toppa alle dichiarazioni della moglie/agente, anche riguardo il suo operato («Lautaro? Poteva metterlo prima...»); Icardi però resta convinto che quella subita sia un' ingiustizia esagerata (la fascia da capitano sottratta dopo gli anni dei sacrifici e dei gol per la Champions) e difficilmente farà un passo verso il suo tecnico. E lo spogliatoio? Un confronto potrebbe aiutare, anche se pare che i problemi siano in realtà solo con la parte croata del gruppo. Totale: la pace è certamente un obiettivo, ma assai complicato da raggiungere. di Fabrizio Biasin