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Cesare Prandelli, il riscatto al Genoa dopo tanti flop: perché è un lottatore vero

Davide Locano
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Cesare Prandelli, al termine del suo pellegrinaggio, ha trovato redenzione a Genova. Il viaggio è stato molto lungo ed è iniziato dopo il disastro mondiale in Brasile (2010), quando era il ct che due anni prima aveva portato l' Italia in finale agli Europei e si è ritrovato nel caos: lo 0-1 contro l' Uruguay era costato la seconda eliminazione di fila ai gironi nella competizione iridata, proprio a causa di quel Godin che la Vecchia Signora ritrova stasera con l' Atletico Madrid. Sembrava il momento più basso del nostro calcio e le dimissioni del tecnico e del presidente federale Giancarlo Abete erano apparse un inevitabile atto dovuto. Che invece fossero un gesto di grande dignità lo si è capito solo dopo la recente mancata qualificazione a Russia 2018 e la pantomima del mancato passo indietro di Giampiero Ventura, il quale poi ha provato a risalire subito in sella, rimediando solo altre figuracce col Chievo Verona. Prandelli, invece, ha scelto la strada più ardua per la risalita. Leggi anche: Prandelli rivela: "Ero vicinissimo alla Juventus, ma..." IL LUNGO ESILIO Perché Cesare, dopo essersi fatto ingolosire dall' ingaggio offertogli dal Galatasaray (5 milioni netti a stagione), è stato esonerato il 27 novembre 2014 dopo solo 16 partite e aver perso il 50% delle gare. Ha vissuto due stagioni lontane dai riflettori finché a 59 anni ha ricevuto la chiamata del Valencia: con gli spagnoli in crisi ha conquistato 6 punti in 90 giorni prima di dimettersi a fine 2016 (il mister bresciano è stato costretto a patteggiare con il club). Poi l' ex ct ha provato anche a Dubai, ma all' Al Nasr è durato poco e così in quattro anni e mezzo, dopo il Mondiale, ha allenato solo per 45 partite totali. È per questo motivo che Enrico Preziosi, lo scorso 7 dicembre, ha avuto coraggio quando ha deciso di puntare su di lui dopo Ballardini e Juric (quello che non ebbe Claudio Lotito nell' estate 2016, quando all' ultimo minuto gli preferì Bielsa, poi mai arrivato alla Lazio). Per Prandelli ora è arrivato "il momento giusto per tornare": non propone dogmi o rivoluzioni, chiede solo di essere seguito. E dopo aver sistemato la difesa sono giunti anche i primi risultati, ma soprattutto un nuovo spirito. Il Grifone ha rimontato l' avversario in sei partite su dieci della sua gestione (Spal, Atalanta, Empoli, Sassuolo, Bologna e Lazio). Nemmeno l' addio di Piatek è riuscito a fermare il Genoa: nel mercato invernale è arrivato Antonio Sanabria, un altro che vuole dimostrare in A quello che non ha fatto a Roma nel 2014 (ha collezionato solo 2 presenze, senza segnare nessun gol) e l' attaccante paraguaiano, che è sceso in campo 4 volte con i rossoblu, ha messo a segno già 3 centri, non facendo così rimpiangere il "pistolero" passato al Milan. DIRITTO DI RISCATTO Con tre vittorie e quattro pari, Prandelli ha intenzione di ripercorrere i trionfi ottenuti con i suoi amori passati: l' Atalanta e la Fiorentina. A Bergamo, nel settore giovanile, ha vinto lo scudetto Allievi, lo scudetto Primavera e il Torneo di Viareggio ('92/'93), mentre a Firenze, dove è arrivato dopo la sfortunata esperienza alla Roma (si era dimesso per seguire la moglie malata), ha ottenuto la consacrazione. Adesso il Genoa e l' ultima gioia, arrivata domenica scorsa contro la Lazio grazie al gol di Criscito. Il terzino sinistro, tornato in Liguria dopo le 3 stagioni allo Zenit, ha ritrovato in panchina l' ex ct che lo aveva tagliato dalla Nazionale proprio prima di Euro 2012. «Acqua passata», ha assicurato il capitano del Grifone. Ecco redenzione e perdono: allena in pace, Cesare. di Francesco Perugini

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