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Cristiano Ronaldo è unico, la sua notte leggendaria contro l'Atletico Madrid

Davide Locano
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Le cabine telefoniche sono estinte, ma qualche sgabuzzino per indossare calzamaglia e mantello Cristiano Ronaldo deve averlo trovato lo stesso. Il Superman di Funchal, arrivato alla Juve per guidarla alla conquista della Champions (ne ha vinte 5 in carriera) non aveva iniziato l' avventura europea in bianconero nel migliore dei modi: 1 gol (inutile, nella sconfitta contro il Manchester United) e 1 cartellino rosso dopo le prime 7 partite. Al Real, nello stesso periodo dello scorso anno, era già a quota 11 reti. Ma contro l' Atletico nel ritorno degli ottavi scende in campo un Ronaldo diverso: ringhia, ruggisce, sprona i compagni, arringa la torcida dell' Allianz. Per quasi mezz' ora gioca con la voce ma non tocca palla. Anzi, l' unica che sfiora è quella tra le mani del portiere Oblak che, a contatto col portoghese, non trattiene e incassa il potenziale 1-0 di Chiellini, negato dall' arbitro che punisce la carica di CR7. Ma si sa, il più patinato dei supereroi è famoso per vivere in sordina, per poi comparire all' improvviso. Nella fattispecie al minuto 27. Spunto di un Bernardeschi ispiratissimo, cross dalla trequarti sul secondo palo e Ronaldo che lievita sulle spalle di Juanfran e spinge in rete il pallone con una zuccata supersonica. Il 23esimo gol contro i colchoneros in 33 incroci lo segna da rapace. Lui che in serie A è vero che ha già timbrato 19 volte in cartellino, ma a fronte di centinaia (letteralmente!) di tiri. La Signora va a trecento all' ora e resta padrona del campo senza rischiare nulla, e durante l' intervallo è come se la sfida ricominciasse da capo. Ronaldo batte le mani, tira pacche sulle spalle, sbraita un po' con l' arbitro ma poi tira una pacca sulla spalla pure a lui. Dà indicazioni a Emre Can, uno dei migliori schierato a destra nella difesa a 3, ma soprattutto ai due esterni: Spinazzola e Cancelo. Il primo a sinistra fa un solco nel campo per la quantità di andirivieni. Il secondo, un po' timido, dopo 5' dall' inizio della ripresa trova il coraggio di puntare due uomini e scodellare il pallone in area. La traiettoria è alta. Godin, che è un gigante e che all' andata aveva segnato il 2-0, non ci arriva. È un corazziere, ma pur sempre umano. E quindi deve obbedire alle leggi della fisica. Al contrario di Ronaldo, che compare alle sue spalle e frusta ancora di testa un pallone quasi impossibile da angolare di più. Oblak lo respinge con un miracolo. Ma lo smartwatch dell' arbitro Kuipers vibra. Seppur per pochi millimetri, è 2-0. Palla al centro. Il successivo calo fisico dei bianconeri è fisiologico, ma con i cambi Allegri riesce a tenere alta la squadra. Fino a quando, a 5' dalla fine, Bernardeschi fa il fenomeno e cade in area dopo 30 metri palla al piede. Rigore. Sul dischetto chi va? Ovviamente il 7. Durante la rincorsa all' Allianz sono tutti in silenzio, ma in realtà tutti sanno come andrà a finire: Oblak spiazzato. Tripletta (124 gol complessivi in Champions, recordman di sempre). Nella settimana in cui i 222,3 milioni complessivi messi a bilancio dalla Juve per acquistarlo iniziavano sembrare un lusso, il 34enne venuto dalla Luna riscrive la storia della stagione bianconera. E l' ultima sua magia è quella di trasformare per 90' i 384,3 milioni di debito registrati al 31 dicembre in soldi del Monopoli. di Daniele Dell'Orco

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