Inter, Fabrizio Biasin su Antonio Conte: perché in un mese ha già rianimato la squadra
Un mese fa Conte si presentava all' Inter: ve lo ricordate? Faceva caldo. Anche oggi fa caldo ma in mezzo sono trascorsi 30 giorni «pieni» di cambiamenti e «vuoti» di attaccanti. Qual è una delle affermazioni più stucchevoli del periodo estivo? Ve lo diciamo noi: «Si vede la mano di (nome di allenatore)», il tutto detto dopo l' amichevole col Pizzighettone di turno o quella in cui il tecnico cambia settecento giocatori. Eh vabbé, ci piacciono le iperboli e, quindi, «si vede la mano di...». Chi siamo noi per uscire dal terreno battuto? Nessuno. E allora procediamo al domandone: si vede la mano di Conte sulla nuova Inter? Ebbene sì. SQUADRA DIVERSA Un anno fa il buon Luciano Spalletti portava avanti il suo credo pallonaro fatto di intensità, tentativi di gioco, ma anche costruito attorno a un gruppo fragile dal punto di vista caratteriale. Dei problemi s' è accorta anche mia nonna, ma alla fine la barca è arrivata in porto (4° posto e qualificazione alla Champions). Conte ha decisamente cambiato punto di vista: prima di pensare a «come» si giocherà, ha voluto puntare sul «chi». Il comandamento è chiaro: il gruppo viene prima dei singoli giocatori, tutti devono remare dalla stessa parte, fuori dalle balle le mele marce (o presunte tali). Nelle prime uscite si è già intravisto qualcosa: passi la bava alla bocca del tecnico a bordo campo (raddoppiata dal fedele Lele Oriali), passi anche quella in campo dei tesserati (doverosa), il vero cambiamento riguarda i meccanismi: il pressing agli avversari è «altissimo», spesso nella metà campo avversaria, il tentativo è quello di difendere attaccando, il tutto mantenedo il più possbile gli equilibri dell' attuale 3-5-2 e aggredendo le cosiddette «seconde palle» (no, non c' entra Siffredi). IN ATTESA DI BOMBER Ecco, il modulo: fin qui il tecnico non ha variato molto ma ha fatto capire che in caso di necessità - e comunque a seconda dell' avversario - sarà pronto a modificare il suo «credo tattico». Sul campo i promossi e bocciati sono facilmente identificabili: per un Perisic stroncato («non può fare il ruolo che gli chiedo», ovvero l' esterno a tutta-fascia), un Icardi mai preso in considerazione, un Nainggolan ormai «sardo» e un Politano confermato... ma solo a parole, ci sono tutta una serie di giocatori già «rispolverati». Candreva contro il Tottenham è parso pimpante e a destra quest' anno troverà molto spazio; Dalbert si è applicato come non mai per convincere il nuovo tecnico e sembra aver raggiunto il suo scopo; Brozovic è (come con Spalletti) l' imprescindibile del centrocampo, Sensi che per molti doveva essere un «di più» rischia di diventare assiduo titolare. Il problema - neppure troppo nascosto - riguarda l' attacco: Conte, inizialmente incazzato come un bue muschiato, ha scelto la via del silenzio (o quasi). Ovvio che non sia sereno rispetto alla penuria di punte (Lautaro Martinez, attualmente, è il solo «spendibile» della rosa), ma sa anche che Marotta porterà a termine la sua missione (due su tre tra Lukaku, Dzeko e Dybala) entro - si spera - il 26 agosto, giorno di Inter-Lecce a San Siro. Nell'attesa il tecnico olierà gli ingranaggi, magari a partire da sabato (diretta su Nove alle 21.30): c' è Valencia-Inter, in palio il Trofeo Naranja nella speranza di trovare qualche certezza in più. di Fabrizio Biasin