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Doping, Riccò ammette tutto:

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è stato un mio errore

Dario Mazzocchi
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Ha confessato. Ha ammesso di aver fatto uso di sostanze dopanti nel corso del Tour de France, dopo aver regalato emozioni ai tifosi italiani con l'impresa nel corso della sesta tappa da Aigurande a SuperBesse che per certi versi aveva ricordato il Marco Pantani dei bei tempi. Riccardo Riccò ha deciso di mettere la parola fine alla vicenda parlando ai giornalisti, dopo l'interrogatorio di circa un'ora alla Procura antidoping del Coni. “Ho ammesso le mie responsabilità, l'errore è stato mio e soltanto mio. Ho rinunciato alle controanalisi. In questo momento penso anche al personale della squadra e ai miei compagni che hanno perso il lavoro per colpa mia”, ha dichiarato. Assieme a Riccò c'erano gli avvocati Alfredo Termanini e Alessandro Sivelli, presidente dell'Unione camere penali di Modena. Perché ha ceduto alla tentazione della Cera, l'Epo di terza generazione? Il modenese ha spiegato che si sentiva stanco: “Dopo il Giro d'Italia ero stanco di testa e fisicamente. E ho preso questa sostanza. È stato un errore di gioventù. Ma al Giro ero pulito. Poi il mercoledì prima di partire... Non posso dire però, perché c'è un procedimento in atto, dove me la sono procurata”. Ma quel che ha detto basta e avanza. “Al Tour ho fatto un sacco di controlli: due sono risultati positivi, ma tutti avrebbero dovuto esserlo. Evidentemente il metodo non è buono al 100% perché il prodotto dura un mese”, ha poi aggiunto commentando il sistema di controllo adottato nel corso della manifestazione francese. Ora Riccò potrebbe ricevere uno sconto di pena sui due anni di squalifica previsti. La sentenza da parte del tribunale nazionale antidoping dovrebbe arrivare settimana prossima.

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