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Vittorio Feltri contro Andrea Agnelli: "Atalanta in Champions, giustissimo. Sa perché lei è alla guida della Juventus?"

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Andrea Agnelli, presidente della Juventus, parlando a Londra ha emesso un belato che non salirà in cielo. Ha detto di dubitare della legittima partecipazione dell' Atalanta al massimo torneo europeo, la Champions League. La squadra orobica, secondo il rampollo dell' ovile torinese, non avrebbe i quarti di nobiltà indispensabili per accedere alla Coppa dei Campioni, dove attualmente sarebbe solo una opaca comparsa.
Bergamo in pratica sarebbe indegna del torneo, forse poiché è una città di provincia i cui imprenditori, a differenza dell' erede di Umberto - uomo capace e pertanto oscurato dal fratello Gianni, il cosiddetto avvocato - non diventano importanti per diritto familiare bensì per meriti acquisiti sul campo. Proprio come i nerazzurri che da quattro anni a questa parte spiccano nel campionato nazionale, segnando più gol della Juventus, giocando meglio e spendendo meno soldi, tant' è che il bilancio della società del fenomeno Percassi è in attivo: plusvalenze per 150 milioni di euro.

Caro Agnellino, dal dirigente bergamasco lei ha solo da imparare a stare nel calcio e anche al mondo, magari evitando di sprecare disprezzo per compagini più solide della sua, che sta in piedi con i denari della Fiat. Udite la frase storta di Andrea: «Ho grande rispetto per quello che sta facendo l' Atalanta, ma senza storia internazionale e con una grande prestazione sportiva ha avuto accesso diretto alla gara continentale. È giusto o no?».
Ovvio che sia giusto. Giustissimo. Nel pallone come nella vita ordinaria conta la capacità, non la storia. E la Dea oltre a una tradizione secolare vanta una serie di risultati eccezionali che le hanno aperto le porte al paradiso della pelota. Ha più titoli il mio amato club di lei, che è arrivato ai vertici della grande Juventus in quanto appartenente alla casta pecorile e basta, senza nemmeno tirare un corner, senza aver costruito neppure una 500.

di Vittorio Feltri

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