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Formula 1 e coronavirus, come viaggiano i piloti: mascherine e distanze, trasferta da incubo in Australia

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Domenica 15 marzo si alzerà il sipario sulla nuova stagione di Formula 1, che per forza di cose risentirà dell'influenza del coronavirus. Si corre in Australia, poi nella settimana successiva ci si sposterà in Bahrain, dove si svolgerà per la prima volta nella storia un Gran Premio ad autodromo chiuso al pubblico. Ma comunque il carrozzone della F1 viaggia con circa 4mila persone a bordo, compresi gli steward che si occupano della sicurezza in pista: numeri decisamente diversi da quelli degli altri sport più popolari, calcio in primis.

La preoccupazione è tangibile tra gli addetti ai lavori: i piloti viaggiano con le mascherine, il personale proveniente dall’Italia è controllato attentamente, anche con il tampone se necessario. Umberto Zapelloni su Il Giornale si interroga se sia giusto far partire il mondiale “con la paura che domani l’Australia si ritrovi contagiata per colpa della F1. Oggi muovere tante persone da una parte all’altra del mondo può provocare la diffusione del virus che, ormai possiamo dirlo con certezza, è molto più di un’influenza”. Forse la F1 è convinta di poter tenere tutto sotto controllo, ma a Zapelloni viene da sorridere “pensando che non è in grado neppure di controllare se i motori dei suoi concorrenti hanno rispettato le regole”. 

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