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Mario Balotelli, anche Massimo Cellino scarica l'attaccante: "Che errore portarlo a Brescia"

Claudio Savelli
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Esiste un pregio che nessuno può negare a Mario Balotelli: la trasparenza. Se gli interessa qualcosa, si vede, se invece non lo sfiora, lo fa capire senza mezzi termini. Il problema è che spesso non gli interessa lavorare per i club, se è vero che nemmeno il Brescia, che sarebbe dovuto diventare "suo" come lo è la città, lo ha conquistato. Mario lo ha fatto capire in queste ultime settimane: piuttosto che recarsi al centro sportivo per allenarsi, ha preferito stare a casa. Le sedute erano facoltative, certo, ma è un motivo in più per aspettarsi un gesto da parte di un leader, o presunto tale. Balotelli è tornato ad allenarsi un giorno dopo la ripresa ufficiale degli allenamenti collettivi. Lunedì, a suo dire, era indisposto. Ha sorpreso tutti tranne il presidente Cellino, con cui da tempo i rapporti sono tesi. Quest'ultimo ha assegnato al ds Stefano Cordone l'onere del dialogo: hanno parlato a lungo (Cellino non lo ha neanche ricevuto, stando all'Ansa, facendogli fare mezzora di anticamera), arrivando a dirsi ciò che era evidente, e cioè che Mario non crede più nel Brescia. Ma se Balotelli è il primo a non crederci più, perché dovrebbe farlo il club? E infatti non si è fatta attendere la versione di Cellino, altrettanto trasparente alla Bbc: «Mario non sembra molto interessato al futuro del club: non si presenta agli allenamenti».

 

 

La strategia del presidente è chiara: l'attaccante bresciano può essere un alibi per il gruppo, che da lui si aspetta i gol (pochi finora: 5 in 19 presenze) e di essere trascinato, quindi è meglio cancellarlo. Anche perché, comunque vada, il futuro di Mario al Brescia è un miraggio: spiega Cellino che «Balotelli ha un contratto per la Serie A ma non per la B, quindi se retrocederemo, sarà svincolato», ma anche se dovesse arrivare una miracolosa salvezza, «non gli piace più stare in Italia, stando ai suoi comportamenti». Mentre le dichiarazioni di Cellino rimbalzano, Balotelli prosegue nelle sedute individuali, a pochi metri di distanza dal gruppo guidato da mister Lopez. Non è l'unico ad allenarsi in solitaria, ma è evidente che il suo distacco dalla squadra non sia solo fisico, ma anche e soprattutto emotivo. Secondo Cellino, «l'errore è di entrambi». Di un presidente che credeva di poterlo «stimolare, facendolo giocare a Brescia, la sua città», e di un giocatore che non si concede tempo per ambientarsi e giocare con serenità. Spezzato il matrimonio affettivo, potrebbe rimanere in piedi quello d'interessi reciproci (rivalutarsi, trascinando alla salvezza una squadra a -9 dal terzultimo posto), invece prevale la rassegnazione che porta al divorzio. Balotelli e il presidente dovrebbero accordarsi per la proroga del contratto oltre il 30 giugno, ma il primo è disinteressato, il secondo è furibondo, e nessuno dei due ha intenzione di sedersi al tavolo. È l'unico punto su cui sono allineati. Arrivederci e grazie. Così lo 0-3 subito in casa del Sassuolo lo scorso 9 marzo, potrebbe rivelarsi l'ultima partita giocata da Balotelli con la maglia del Brescia (con alcune voci che parlano pure di possibile ritiro, a neanche 30 anni). E forse è giusto che sia così: in fondo, è il fedele ritratto di una stagione da dimenticare per entrambi. 

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