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Luca De Aliprandini e la telefonata di Alberto Tomba: Mondiali di Cortina, l'argento più impronosticabile

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Avete presente il treno che passa una sola volta nella vita? Ecco, Luca De Aliprandini era sempre sul binario giusto al momento sbagliato. Un po' come Fantozzi quando deve accompagnare il Duca Conte Semenzara al casinò è si presenta in stazione dodici ore prima. Così è stato, ma così non sarà più perché a Cortina il finanziere azzurro quel treno l'ha finalmente preso - anche se normalmente lui preferisce correre sulla moto da cross - ed è arrivato dritto all'argento in Gigante. La medaglia meno attesa, nella gara meno attesa, dal gruppo meno atteso e per questo è ancora più bello. Un mese fa, dopo il sesto posto nel secondo dei giganti di Adelboden (gara che con l'Alta Badia tutti vogliono vincere) chiusa al sesto posto salvando ancora una volta la spedizione azzurra, Luca era stato chiaro: «Ci sono quelli che mi vogliono bene e mi spronano a fare sempre meglio ma ci sono anche tantissimi che mi criticano spesso con parole davvero dure, che sanno di insulto. Perché non vengono qui loro invece di stare a casa comodi con il computer davanti?».

Piccolo ma tosto - Perché Luca è così, genuino di natura. Come il finferlo, fungo che nel suo Trentino vale oro al pari dei porcini. E che è il suo soprannome: hanno cominciato a chiamarlo così gli allenatori perché era piccolo ma tosto quando, dopo gli inizi a San Vigilio di Marebbe, sciava per il Comitato regionale, prima di passare nelle Fiamme Gialle. Oggi di altezza non è cresciuto moltissimo (170 centimetri), ma come atleta sì e finalmente ha avuto l'occasione per dimostrarlo. Una prima manche di classe pura, mettendo pepe sulla cosa di Alexis Pinturault che fino ad allora aveva scavato una fossa tra sé e gli avversari per l'oro. E una seconda solida, di testa oltre che di fisico. Non ha resistito alla rimonta di Mathieu Faivre. Ma si è messo lì ad aspettare il re della specialità e quando è caduto dopo poche porte ha liberato il suo urlo. Perché De Aliprandini sa cosa significa illudere e illudersi, avendolo provato tante volte sulla sua pelle. Come alle Olimpiadi 2018 di Pyeongchang. Voleva imitare la fidanzata di allora, che è la stessa di adesso (Michelle Gisin), e portare a casa un'altra medaglia insieme all'oro di lei in Combinata. Ottima prima manche ma è uscito a poche porte dalla fine. Un altro treno sbagliato per un ragazzo già passato attraverso la rottura del crociato nel 2014 (tassa che molti negli ultimi anni devono pagare). Lui ha incassato e aspettato, anche se sono dovuti passare tre lunghi anni per prendersi la rivincita. Per capire la portata della sua impresa basta un numero: zero, come i podi sui quali era salito in carriera. Ma basta il giorno giusto e cambia tutto. In caso contrario avremmo parlato della buona gara di Riccardo Tonetti, dodicesimo, dell'ottimo esordio di Giovanni Franzoni (classe 2001) quattordicesimo a nemmeno 4 secondi dalla testa. Invece parliamo di lui e lui parla cdi sè: «Il podio è sempre stato un tabù, ultimamente mi ero detto che ormai non avrei più dovuto aspettarlo. La svolta? Credo sia semplicemente un sogno, il primo podio proprio nel Mondiale di casa. Questa è la storia del brutto anatroccolo, visto che siamo stati insultati e criticati per anni». La sua vita sono le gite con gli amici d'infanzia, il cross e la mountain bike per tenersi in forma, l'Inter per cui tifa. E Alberto Tomba, suo idolo da sempre. «L'amore per lo sci è nato vedendo i suoi successi e davanti al suo poster in camera dicevo che sarei diventato come lui. Alberto mi ha chiamato e mi ha detto che scambierebbe volentieri un oro dei suoi con il mio argento, visto che gli manca nella collezione».

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