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Serie A, lo "spezzatino" è servito: 10 partite in 10 orari diversi. Indiscrezione "velenosa" su DAZN

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Il calcio "spezzatino" è ormai diventata una consuetudine dello sport più amato dagli italiani, e quello che verrà deciso lunedì in assemblea di Lega rappresenta una vera e propria rivoluzione: 10 partite in 10 orari diversi. Il motivo? Evitare possibili black-out della piattaforma di streaming Dazn che, da quando è stata lanciata, ha spesso riscontrato difficoltà a gestire il grande traffico sulla propria rete. Il sovraccarico di collegamenti ha, più di una volta, causato magagne a Dazn. Agli inizi di aprile 2021, il match tra Inter e Cagliari e quello tra Verona e Lazio non sono stati visti da buona parte degli abbonati, causa problemi tecnici. "Siamo molto dispiaciuti" aveva dichiarato sui propri canali social Dazn.

 

 

E quindi, per ovviare al problema non si pensa magari a potenziare i server della piattaforma, ma piuttosto a spalmare le partite durante l'intera settimane. L'idea è quindi quella di distribuire le partite al sabato in quattro finestre separate: alle 14.30, le 16.30, le 18.30 e le 20.45, Le partite in programma la domenica sarebbero cinque: il match all'ora di pranzo delle 12.30, e gli altri incontri alle 14.30, 16.30, 18.30 e il posticipo alle 20.45. A chiudere la giornata, il match delle 20.45 del lunedì. 

 

 

"Se passerà in Lega la proposta di Dazn avremo 10 partite in 10 orari diversi. 'Tutto il calcio' non esisterà più dopo 61 anni. Ci saranno, invece 10 radiocronache integrali. Tutto cambia e la nostalgia è una pessima consigliera. Mi chiedo però se è quello che vogliono i tifosi" scrive Riccardo Cucchi su Twitter. A esprimere il suo punto di vista anche il leader del Carroccio Matteo Salvini, grande tifoso del Milan: "Dieci partite in dieci orari diversi? Il calcio non più gioco, sport, passione e gioia per i tifosi, bensì 'spezzatino' al servizio delle tivù.... Ma basta, io dico NO!" ha commentato l'ex ministro dell'Interno. Lunedì potremmo assistere all'ennesima rivoluzione del calcio, non più sport del popolo, ma dei diritti televisivi.

 

 

 

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