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Gigio Donnarumma, l'incubo continua: dopo il Psg anche la Nazionale, ieri sera in campo... un pesantissimo "dettaglio"

Claudio Savelli
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L'ultima partita ufficiale prima di Italia-Bulgaria è stata la finale di Euro 2020 contro l'Inghilterra dell'11 luglio scorso. In questi ultimi 53 giorni di astinenza dalle competizioni, il mondo di Gigio Donnarumma si è ribaltato: dopo un Europeo da eroe, chiuso con due rigori parati nella finale di Wembley, ha salutato il Milan, firmato con il Psg, accolto Messi (tra gli altri) come compagno di squadra e scaldato la panchina mentre Keylor Navas scaldava i guanti tra i pali. Da miglior portiere al mondo - o giù di lì - a riserva è un attimo, secondo Roberto Mancini giustificato con «un ritardo di condizione».

Ma il rischio è che Gigio perda in poco tempo la serenità faticosamente conquistata in sei anni. Per ritrovare due pali da difendere, Donnarumma ha dovuto aspettare la Nazionale. Una squadra dove non ha rivali, nemmeno dopo due mesi interdetti: Sirigu è infatti al tramonto, Meret si è infortunato e Gollini, salutando l'Atalanta per il Tottenham, condivide la retrocessione in panchina con il titolare azzurro. Il metodo-Mancini è un'ulteriore garanzia per l'ex rossonero: il ct osserva infatti i club per selezionare i giocatori ma poi, una volta chiamati a sé, li allena come se fossero parte della squadra azzurra e di nessun altro club.

 

 

Non si spiegherebbe altrimenti il ritorno da titolare di Florenzi, che di Donnarumma ha replicato il percorso Parigi-Milano, seppur al contrario: contro la Bulgaria, Di Lorenzo finisce addirittura in tribuna nonostante l'Europeo da titolare nel rispetto delle gerarchie precedenti. Poco importa al Mancio che il terzino romano non sia al massimo della forma - il gol incassato, nato da una sua disattenzione, lo conferma - e che nel Milan sia la riserva di Calabria, nemmeno considerato tra i convocati: un paradosso, non per il ct.

 

 

 

Donnarumma è solo l'ultimo beneficiario del metodo. Ne ha guadagnato prima Bernardeschi, che ha ammesso di rivedere la luce solo in azzurro: senza la fiducia cieca del ct sarebbe probabilmente finito nell'anonimato. Ne ha approfittato poi Emerson, mai titolare al Chelsea eppure prima alternativa a Spinazzola nell'Italia, confermato come tale anche con la Bulgaria nonostante i soli 4' disputati finora dopo il prestito al Lione. Non è lesa maestà citare infine Bonucci (35 presenze con Pirlo, mai così poche dal 2009) e Chiellini (25 presenze, escluso l'anno dell'infortunio, meno solo nel 2006), capitani coraggiosi quanto il Mancio che non ha mai dubitato di loro nonostante la stagione grigia con la Juve, ricavandone in cambio un Europeo brillante, con tanti interessi.

Peccato per Donnarumma che la Bulgaria non riesca ad avvicinarsi alla sua area per tutta la partita, tranne una volta, fatale. Dopo aver salutato la curva del Franchi, Gigio resta infatti inoperoso fino al 19', quando tocca un pallone: con i piedi, però. Le parate sono zero e restano tali anche al 39', quando le tessere del domino di Mancini crollano una via l'altra, suggerendo dubbi sulle scelte ostinate: Florenzi inciampa, accusando poca dimestichezza con la partita, Bonucci non chiude il cross, Acerbi (Bastoni in panchina grida vendetta) reagisce lentamente e Iliev imbuca. Per Donnarumma è imprendibile. Il secondo tempo è un arrembaggio italiano, di bulgari in area non se ne vedono. Così l'Italia restituisce il campo a Gigio ma non il sorriso. È qualcosa ma per il numero uno non può essere abbastanza.

 

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