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Napoli, solo Luciano Spalletti può fregare... Spalletti: quelle ombre nel suo passato

di Claudio Savelli martedì 5 ottobre 2021

3' di lettura

Ogni allenatore ha il suo personalissimo "rumore dei nemici". Se per José Mourinho proveniva dall'esterno, e l'obiettivo era aprirsi ad ombrello in protezione della squadra, per l'alter ego (ormai amico, visto il siparietto a Dazn) Luciano Spalletti è stato spesso un fastidio interno alle società che allenava. Per questo più subdolo da contrastare. Nella sua seconda Roma fu - su tutti - Totti, o meglio l'idea in seno allo spogliatoio che Totti dovesse essere per forza titolare. Nell'ultima Inter, il nemico rumoroso divenne tutto d'un tratto Icardi e la famosa "talpa" interna al club citata nel febbraio 2018 non fu poi smascherata, rimase nell'oscurità. 

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Di certo va dato a Spalletti ciò che è suo, ovvero una morale così solida da essere preferita alla convenienza: sia nella Roma sia nell'Inter avrebbe potuto chiudere un occhio in nome del risultato, invece ha preferito proteggere i suoi princìpi umani, mettendo a rischio il lavoro svolto fino a quel momento e quindi anche la sua carriera futura. Ma ora di carriera futura ne resta poca (Luciano porta benissimo i suoi 62 anni), dunque è lecito aspettarsi un nuovo Spalletti. 

Nel Napoli, finora, si è visto in effetti tutto un altro Luciano. Un uomo sorridente e positivo, sempre e comunque. Un allenatore che, fin dal primo giorno, ha speso buone parole per la società che l'ha assunto, nonostante questa non abbia acquistato giocatori sul mercato: Anguissa, unico nuovo arrivato, è in prestito per 500mila euro. A tal proposito, Koulibaly ha preso le difese del compagno, di Osimhen e di se stesso in merito agli insulti razzisti ricevuti al Franchi: «Queste persone siano estromesse dagli stadi per sempre». Inutile che il sindaco Nardella e il dg della Fiorentina, Joe Barone, chiedano scusa in nome di Firenze: serve agire. Sia da spunto Spalletti, che nella nuova versione preferisce l'azione alla reazione. Il Napoli è un giocattolo perfetto anche perché è reduce da due anni di rumore dei nemici. 

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Con Ancelotti ci fu l'"ammutinamento" per il ritiro, con Gattuso i musi lunghi per il mancato rinnovo, cause e conseguenze create da caratteri forti come quello del presidente De Laurentiis. Carattere forte è anche quello di Spalletti, a conferma che al numero uno del Napoli piace gente di personalità, ma questo non significa che non si possa portare serenità e ordine, come ha fatto finora Luciano. E se è vero che la rosa è identica a quella dello scorso anno ma i punti sono 6 in più, il più netto miglioramento di tutta la A (oltre al fatto che soltanto con Sarri nel 2017/2018 il Napoli aveva vinto le prime 7), il merito del mister è il primo della lista. Le criticità per altro esistono, su tutte lo stallo sul rinnovo di Insigne, eppure Spalletti finora non ne ha fatto un problema, bensì ha trovato la soluzione: il capitano è titolare indiscusso e indiscutibile, a prescindere dal contratto in scadenza. Dovesse continuare così, lo scudetto non sarebbe un'utopia, ma una concreta possibilità: Spalletti se la merita per coronare una grande carriera, ma se la deve guadagnare con una grandissima prova di maturità, quella definitiva.

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