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Marcell Jacobs, "un dente in meno per correre più veloce": la decisione estrema dopo Tokyo

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Lorenzo Pastuglia
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Per Marcell Jacobs tantissimi impegni alle porte: la partenza a fine dicembre per il ritiro di Tenerife (con la babysitter trovata grazie all’appello su Instagram), la stagione indoor da inizio febbraio, gli Assoluti di Ancona come prima uscita da campione olimpico in Italia, i Mondiali in sala di Belgrado a marzo, quelli all’aperto di Eugene a luglio, l’Europeo di Monaco. Insomma, c’è da concentrarsi e continuare a stupire, dopo gli ori alle Olimpiadi di Tokyo. Medaglie che hanno scatenato diverse critiche, soprattutto da parte dell’Inghilterra: “In realtà la stampa estera mi elogia — ha detto lo sportivo ad Atletica TV — è sempre lo stesso giornale ad attaccare: non mi tocca, stanno rosicando, di quello che pensano mi importa poco”.

 

 

Tornasse indietro, rifarebbe tutto quello che (non) ha fatto: “Avrei voluto gareggiare, se non l’ho fatto c’era un motivo — ha aggiunto al canale tv — Ero in pista da febbraio, una stagione lunghissima con un infortunio di mezzo, a Tokyo non ero al 100%, avevo un piccolo fastidio. Tornato in Italia ho avuto un calo di energie improvviso. Ho provato ad andare in pista ma ero vuoto mentalmente. Se a Tokyo fossi arrivato secondo, dopo avrei fatto tutte le gare del mondo”. Il lato positivo? “Mentre gli altri finivano la stagione, io stavo già preparando quella nuova. E quando ho ricominciato era come se avessi appena finito: avevo mantenuto la forma”. Quel 6”47 dell’oro europeo indoor per lui è migliorabile: “A Tokyo sono passato in 6”41 senza vento e i 60 non sono i 100, io sono forte da metà gara in poi”. La concorrenza non gli fa paura: “Vorranno mangiarmi vivo, lo so. Ma io vorrò mangiare vivi loro”.

 

 

Poi è stata la volta di coach Camossi, il quale ha raccontato che l’Europeo di Torun ha segnato una svolta nell’approccio di Marcell alle gare: “Ma tutto è partito a Berlino, la prima uscita indoor”. Allenare un campione olimpico non è uno scherzo: “Il pensiero ha turbato i miei sonni, poi quando siamo tornati al campo mi sono rilassato: la routine è rimasta la stessa, con qualche cambiamento”. Anche un dente in meno, nel delicato ingranaggio di un corpo teso verso l’obiettivo di scendere sotto lo strepitoso 9”80 di Tokyo, fa la differenza: “Marcell l’ha tolto per riequilibrare le frequenze tra la gamba sinistra e la destra, che andava quasi a rimorchio. Ecco, il lavoro che stiamo facendo è per recuperarla”.

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