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Paulo Dybala, la grana cilena tra lui e l'Inter: un grosso guaio nerazzurro. E intanto la Juve...

Claudio Savelli
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Per la rimonta impossibile di Anfield, l'Inter si è appellata all'esperienza della premiata ditta cilena Vidal-Sanchez. Un po' per obbligo (Barella era squalificato) e un po' per scelta (l'attaccante è stato preferito a Dzeko e Correa), ma in entrambi i casi è stata tradita. Vidal ha portata a casa una prestazione dignitosa solo per chi valuta l'abnegazione, che dovrebbe essere il minimo a questi livelli: sulla qualità, la tattica e il pensiero è meglio soprassedere. Sanchez, invece, non ha brillato prima di farsi espellere ingenuamente sia perché già ammonito sia perché un minuto dopo il gol di Lautaro, una grande squadra protegge il risultato e si guadagna l'assalto nei minuti finali. Così l'Inter ha smontato il cliché dell'esperienza nella competizione, inutile se il livello competitivo di chi la porta è inferiore alla competizione stessa. Vidal e Sanchez sono infatti i nerazzurri con più presenze in Champions: 83 il primo e 64 il secondo, davanti alle 62 di Dzeko e ben lontane dalle 41 di Perisic, primo tra gli altri. Fanno 147 apparizioni in due, il 23% dell'intera rosa (620).

 

 

ALTERNATIVE
Oltre al danno, la beffa è l'ingaggio dovuto a calciatori così esperti. Vidal, nell'anno dei 34, guadagna dall'Inter 8,5 milioni netti, dopo i 3 della scorsa stagione. Avrebbe diritto ad altri 9,5 milioni nel prossimo anno ma il club può sciogliere unilateralmente l'accordo in estate pagandone 4 di buonuscita. Con una cifra simile, quasi paghi Alexander-Arnold (10 a stagione), che ha 23 anni, è titolare da quattro e si vede - a proposito dell'assunto: l'età non è sinonimo di esperienza. Come Vidal, anche Sanchez, dall'alto dei suoi 7 milioni all'anno, guadagna più dei titolari di ruolo Lautaro (6 milioni) e Dzeko (5). Aveva senso ingaggiarlo perché il Manchester United, due anni fa, regalava il cartellino. È però un lusso averlo in rosa ora, sia per lo scarso contributo di gol (6 in 29 presenze stagionali) sia per l'ingenua espulsione di Anfield. Come prime riserve a centrocampo e in attacco, l'Inter ha due giocatori che complessivamente cubano più di 15 milioni netti di ingaggio. Un valore per una squadra in costruzione, che deve imparare a vincere, un deficit per una che ha già vinto uno scudetto come l'Inter. La quale, ora, è chiamata ad alzare la qualità abbassando al contempo l'età. Ecco perché Dybala, che di anni ne ha 28, è in cima alle preferenze della dirigenza nerazzurra. Con la Juve, il matrimonio difficilmente si farà: l'incontro fissato ad oggi è stato rinviato alla sosta di campionato, quando saranno discussi anche gli altri rinnovi di casa bianconera. È una mossa strategica del nuovo stile Arrivabene - più rigido, da vecchia Juve - e un chiaro segnale per cui Dybala è considerato ora dalla Juve uno tra gli altri, non uno diverso, non il capitano del futuro, se è vero che i suoi agenti Antun e Carlos Novel erano già a Torino, pronti per l'incontro. La Juve non va più incontro alla Joya - proposta di rinnovo non sarà di 8 milioni più 2 di bonus come prevista in inverno ma di 7, proprio quelli che guadagnano i cileni all'Inter - e si aspetta sempre meno che accada il contrario. La rottura è nell'aria ma, per rispetto, il club nerazzurro non affonda il colpo: lo farà nel caso in cui riuscisse a liberarsi di Sanchez, dirottandone l'ingaggio.

 

 

DE VRIJ KO, DUBBIO BROZO
Anche perché l'attenzione, ora, va al campionato e ad una sequenza decisiva per la corsa scudetto che si sublimerà proprio in casa della Juventus (il 6 aprile), dopo il Torino (domenica sera), la Fiorentina e la sosta nazionali in cui Inzaghi spera di non perdere nessun altro dopo De Vrij (distrazione muscolare al soleo, grado da verificare: come minimo un paio settimane di stop) e, forse, Brozovic (oggi gli esami, ma c'è ottimismo). 

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