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Gianmarco Tamberi, un bronzo senza allenarsi: il retroscena sull'ultima impresa dell'azzurro

 Tamberi

Federico Danesi
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«Quest' estate ci divertiremo». Lo dice convinto Gianmarco Tamberi, perché ha dimostrato che per lui l'oro olimpico non è un punto di arrivo ma solo una grande svolta nella carriera. La conferma è arrivata dai Mondiali indoor di Belgrado: ancora una volta sul podio anche se sul gradino più basso, e con una dedica specialissima. Il campione marchigiano si è presentato alla finale del salto in alto con un solo allenamento nelle gambe da inizio anno, roba che andrebbe bene forse per i Campionati societari ma non certo a questi livelli. Ma è sceso anche in pedana con un messaggio preciso. Perché sulla spalla sinistra ha attaccato un adesivo tricolore con la nostra bandiera e su quella destra la bandiera dell'Ucraina. Un chiaro omaggio agli amici saltatori, Bondarenko e Protsenko, scrivendosi i loro cognomi con un pennarello appena sotto la bandiera.

 

 

Poi però c'è stata anche la gara e Gimbo ha dimostrato ancora una volta di essere sul pezzo perché lui, come Marcell Jacobs, è entrato in una nuova dimensione. Non è bastato per un nuovo oro, come quello di sei anni fa a Portland, ma è comunque una conferma importante del suo valore assoluto. Tamberi ci ha messo un po' per trovare le misure, della pedana e della rincorsa, e poi è salito fino a 2.31, saltato alla seconda prova. L'hanno battuto il sud coreano Sanghyeok Woo, che era già il favorito della vigilia e ha chiuso con 2.34, e lo svizzero Loic Gasch (2.31 alla prima prova) mentre terzo con lui si è piazzato il neozelandese Hamish Kerr con la stessa misura e gli stessi errori. L'Italia non vinceva due medaglie nella stessa edizione dei Mondiali indoor da Barcellona 1995, quindi un evento.

A fine gara Tamberi ha manifestato tutta la sua soddisfazione: «Sono molto contento di tutto quello che ho combinato oggi, era una sfida complicatissima. Avevo saltato una sola volta in allenamento quando di solito per preparare queste gare ci arrivo con 30-40 sedute di tecnica e cinque, sei gare prima. Quindi riuscire a prendere una medaglia in un contesto di alto livello vale molto di più che vincerla con una misura mediocre». Poi quella promessa, pensando ai Mondiali di luglio a Eugene e agli Europei di agosto a Monaco di Baviera. Ha tutto il tempo per preparali ma sa già di essere entrato in una nuova dimensione, quella dei grandi: «Questa gara era una follia, ma mi piaceva e mi ha dato stimoli. Sono quelle cose strane che alla fine fanno la differenza».

 

 

I Mondiali vanno in archivio con i podi dei due big azzurri, aspettando quelli che a Belgrado per motivi diversi hanno scelto di no venire, come Crippa o la Battocletti. Intanto però nella giornata finale Hassane Fofana non ha centrato la finale dei 60 ostacoli ma ha migliorato il primato personale con 7"65 e Pietro Arese ha chiuso ottavo la finale dei 1500 (vinta a sorpresa dall'etiope Tefera sul favoritissimo Ingebrigtsen) ad un passo dal record italiano. Larissa Iapichino fuori dalla finale del lungo con la decima misura, ma ha dalla sua l'età e aspettiamo pure lei.

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