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Suzuki, addio alla MotoGp: "Cosa c'è dietro", un clamoroso scandalo mondiale

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La Suzuki lascia la MotoGP a fine stagione, e tutti — dai piloti Rins-Mir agli ingegneri del team — ci sono rimasti di stucco. La notizia, arrivata dopo i test di Jerez de la Frontera, ha del clamoroso se si pensa che solo due anni fa, nella stagione condizionata pesantemente dal Covid, lo stesso Mir riportava al successo Hamamatsu dopo 20 anni di digiuno, con il maiorchino che aveva strappato a 23 anni il suo secondo titolo della carriera: il primo in classe regina, dopo quello di Moto3 vinto nel 2017. Quest’anno, sia lui che il suo compagno di box sono in lotta per le prime posizioni. Provocando di fatto la reazione stizzita della Dorna, che in un comunicato ha sottolineato come la decisione della casa giapponese non possa essere presa unilateralmente.

 

 

 

 

Suzuki e l’inchiesta dieselgate nel quale è coinvolta - Come ricorda Speedweek, però, la stessa Suzuki è coinvolta in un’inchiesta riguardante le emissioni diesel, emersa nei giorni scorsi, e portata avanti tra Germania, Italia e Ungheria. L’accusa sarebbe quella di frode, per più di 22mila veicoli immatricolati con dispositivi di manipolazione sui gas di scarico: “Data la vicinanza dei due eventi — è scritto nell’articolo — ci si può porre la domanda: il consiglio di amministrazione Suzuki ha seppellito il progetto MotoGP con un ‘colpo di stato’, per risparmiare e poter pagare più facilmente le multe multimilionarie previste per quella frode nel settore automobilistico?”. Da quanto recita il pezzo, il presidente di Suzuki Motor Corporation, Hiroshi Tsuda, era determinato a proseguire con la MotoGP, ma è stato stoppato proprio dal consiglio di amministrazione. L’addio farebbe risparmiare a Suzuki qualcosa come 30 milioni.

 

 

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