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Calcio, sprofondo rosso: perde 1 milione al giorno. Perché può crollare il sistema

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Tra le mura del palazzo del calcio italiano non suona un campanello d'allarme ma un'enorme campana. Si avvisa che il sistema perde soldi anziché guadagnarne. Tanti soldi. Secondo la 12ª edizione del ReportCalcio, il documento sviluppato dal Centro Studi Figc con Arel (Agenzia di Ricerche e Legislazione) e PwC Italia, parliamo di un 1 milione di euro al giorno.

Nei dodici anni analizzati prima della pandemia, cioè dal 2007 al 2019, il cosiddetto "rosso aggregato" del calcio italiano è stato pari a circa 4,1 miliardi di euro. Nelle stagioni con impatto Covid (2019/20 e 2020/21), il buco ha superato i 2,2 miliardi di euro: in due sole annate, quasi la metà delle dodici precedenti. Totale: 6,3 miliardi persi negli ultimi 14 anni. Oltre un milione al giorno, appunto.

I rari utili servono ad alimentare un sistema fallato. È come iniettare benzina in un motore con un buco. La cilindrata peraltro si ingrossa di anno in anno e, con essa, aumenta la quantità di carburante necessaria per tenere il tutto acceso. Si legge infatti nel report che «il fatturato dei club di Serie A, B e C ha raggiunto i 3,9 miliardi di euro appena prima del Covid, con un aumento di 1,5 miliardi rispetto a 12 anni prima, ma quasi il 90% della crescita dei ricavi tra il 2007/08 e il 2018/19 estata utilizzata per coprire l'aumento degli stipendi e degli ammortamenti/svalutazioni».

COSTO DEL LAVORO
E le curve non sono cambiate. In sostanza il costo del lavoro cresce più velocemente rispetto ai fatturati dei club, che in pandemia sono addirittura calati. Nelle ultime due stagioni gli ingaggi sono saliti del 7,9% rispetto al 2018/19 mentre gli ammortamenti/svalutazioni sono saliti del 24,5%. Ecco il buco nel motore.

Se tutto ciò che incassi lo usi per sostenere i costi in crescita, non guadagni. Se ne usi di più, ti indebiti. Afferma Federico Mussi, Partner Deals PwC Italia, che «gli indici di liquiditalgsono in progressivo peggioramento», ovvero i club non hanno più liquidi per sostenere la gestione corrente. Questo porta ad altro debito finanziario che infatti «è salito dai 4,8 miliardi di euro del 2018/19, circa il doppio rispetto ai 2,4 miliardi registrati nel 2007/08, e ha toccato i 5,4 miliardi nel 2020/21». Il calcio è costretto a spendere, quindi non investe. E se non investe, non migliora, non cresce, non cambia. Sta solo cercando di sopravvivere: «Le azioni introdotte dai vari stakeholders e rinforzate dal percorso di trasparenza della Figc, seppur tempestive, risultano ancora insufficienti».

Oltre ai soldi, il calcio sta perdendo appassionati (dal 64% di interessati nel 2018 al 55% nel 2021) e tesserati (-21% negli ultimi tre anni). Persone, insomma, il bene più prezioso perché l'unico che guarda al futuro. Ecco perché presentare il report su Sky Sport 24 è sia cosa buona e giusta (il primo passo per risolvere un problema è rendersi conto della sua esistenza), sia una pratica rischiosa: potrebbe spaventare e portare ad un ulteriore disamoramento. Detto ciò, enunciata la teoria, si dovrebbe passare ai fatti. Qui sovente nasce il dubbio: verrà finalmente creato un fronte comune? Le intenzioni del presidente della Figc, Gabriele Gravina, sono positive e propositive, come del resto lo è la stesura di un report tanto doloroso quanto necessario. Gravina alza la mano: «Non si può più rinviare una presa d'atto collettiva su dati onestamente impietosi. Bisogna lavorare per un risanamento generale e una diversa gestione dei nostri club».

LA GUIDA
Come? «Avviando un programma di sviluppo sostenibile che metta in sicurezza il calcio professionistico dal punto di vista economico-finanziario». La Figc è pronta a farsi da guida: è solida, ha un bilancio in attivo e il presidente vanta un ottimo consenso. Manca l'unità tra le leghe e le componenti per produrre riforme che, in sintesi, riguardano «il controllo dei costi», «gli investimenti nei settori giovanili e nelle infrastrutture» e «l'aumento del numero dei selezionabili per le Nazionali». Serve ora scendere nei particolari e darsi da fare. Domani è un altro giorno in cui andrà perso 1 milione di euro.

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