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Gianluca Vialli, il giorno in cui "ci ha fatto vincere" gli Europei

Fabrizio Biasin
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Siccome ai miracoli è bello credere ma fino a un certo punto, è doveroso ricordare che quello che è successo nell'estate del 2021 è tutto tranne che un regalo del Signore. E parliamo dell'Europeo pallonaro, di cose terrene, del nostro amato/odiato calcio e, sì, ancora di Luca Vialli. Nell'estate del 2021 Luca Vialli era già pelle e ossa, un altro al posto suo avrebbe messo il plaid sulle gambe secche-secche e aspettato sul divano la sua ora. Lui no, ha accettato - e stravinto - la sua ultima scommessa sportiva: la federazione e suo "fratello" Mancini gli hanno chiesto di essere guida per gli azzurri, lui ha detto "sì" come si fa con le proposte belle e così facendo ha concesso agli azzurri una speranza in più.

Ecco, se pensate che questa mossa non abbia influito granché sulle sorti dei nostri in quello straordinario torneo, non avete visto Sogno Azzurro, il docu-film Rai che ha mostrato il dietro alle quinte del trionfo. Lì si vede Vialli che si trasforma in colla e unisce il gruppo come nessuno; lì si vede Vialli che consiglia il fido Mancio nei momenti più complicati; lì si vede Vialli che due giorni prima della finale arringa Chiellini e fratelli in refettorio citando Roosevelt («Non è colui che critica a contare, né colui che indica quando gli altri inciampano o che commenta come una certa azione si sarebbe dovuta compiere meglio.

L'onore spetta all'uomo nell'arena. L'uomo il cui viso è segnato dalla polvere, dal sudore e dal sangue. L'uomo che lotta con coraggio, che sbaglia ripetutamente, sapendo che non c'è impresa degna di questo nome che sia priva di errori e mancanze. L'uomo che dedica tutto se stesso al raggiungimento di un obiettivo, che sa entusiasmarsi e impegnarsi fino in fondo e che si spende per una causa giusta. L'uomo che quando le cose vanno bene conosce finalmente il trionfo delle grandi conquiste e quando le cose vanno male cade sapendo di aver osato. Quest'uomo non avrà mai un posto accanto a quelle anime mediocri che non conoscono né la vittoria, né la sconfitta»).

E, ancora, lì si vede Vialli che prima del fischio di inizio della suddetta finale si gode un attimo tutto suo al centro del campo di Wembley e lì si vede Vialli che al momento dei rigori sceglie di non guardare quel che accade: dà le spalle al prato, guarda per terra, si lascia guidare dalle urla della gente e, infine, si gode quell'overdose di gioia. Porca miseria quanto ti abbiamo voluto bene, Luca.

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