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Napoli, la festa mancata? Cosa cambia per Spalletti: il prossimo anno...

Claudio Savelli
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Queste ultime partite non vinte faranno crescere il Napoli più di tutte quelle vinte in precedenza. Perché «l’ultimo chilometro è il più difficile», come dice Spalletti, e nessuno nella rosa è abituato a percorrerlo. Nemmeno il mister, che uno scudetto italiano non l’ha mai vinto. Non c’è calciatore azzurro che abbia un grande campionato nel curriculum. È una prima volta per tutti e si vede dalla difficoltà nel contenere l’emozione nel momento in cui si fa viva, cioè dopo il gol di Olivera. In più è come se fosse una prima volta anche per Napoli, se è vero che l’attesa dura da 33 anni. Difficile essere lucidi e cinici per chiunque, figurarsi per una squadra che non ha mai vissuto certe emozioni.

La stanchezza non è fisica perché per tre quarti di stagione il Napoli è andato per inerzia. È mentale. La più grande forza dei futuri campioni d’Italia, infatti, è stata l’annullamento di qualsiasi pensiero. Saper giocare e basta, godendosi ogni singola partita come se fosse un’amichevole. Il Napoli si è sempre concentrato sul suo gioco e basta, come se il campionato fosse una lunga prova accademica senza esami finali. Logico che quando arriva il momento del giudizio, la squadra fatichi. Ha vissuto un’intera annata senza tensione, per meriti, ma comunque senza.

 

Così al primo incrocio pericoloso- con il Milan in Champions - è arrivato con qualche infortunio di troppo, meno sicurezze e un motore ingolfato quando c’era bisogno di spingere sull’acceleratore per rimontare. Lì, forse, di tensione ce n’è stata troppo poca. È mancato il senso d’urgenza verso l’impresa, la sana paura di non farcela, perché lo scudetto era già sicuro. In Champions poche emozioni, dopo il gol di Olivera troppe. A logica dovrebbe essere il contrario ma lo sport ha meccanismi tutti suoi, da capire, rispettare e assecondare.

Questo finale di stagione dimostra che il Napoli ha ancora ampi margini di miglioramento. Il gioco e i giocatori ci sono, la solidità mentale può crescere. Lo scudetto ne porterà una fetta in più. I giocatori saranno diversi al prossimo raduno, avranno più fiducia e accadrà senza che se ne accorgano. È la dote di un grande titolo. L’unica accortezza è non trasformarla in superficialità. A Spalletti toccherà un nuovo lavoro psicologico, trovare nuove motivazioni per ricominciare e avviare un ciclo. Il Napoli può farlo per le qualità in rosa, l’età e il bilancio ma servirà uno sforzo superiore a quello di quest’anno. 

 

La prossima annata sarà più difficile e lo dimostra il Milan: l’unico modo per difendere un titolo è andare all’attacco per conquistare quello successivo, giocando come se nulla fosse successo. Se per questa rosa è una novità il successo, lo sarà anche la conferma. Di certo il Napoli ha un vantaggio sulle altre, ovvero che la stagione è già stata catalogata come irripetibile. Nessuno si aspetterà un nuovo dominio e chissà se nelle griglie di partenza i campioni verranno sistemati davanti a tutti. Probabilmente no. Buon per il Napoli, ammesso che se ne ricordi.

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