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Napoli espolde: campioni d'Italia! Diego gode in cielo. E solo 9 mesi fa...

Gabriele Galluccio
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In nove mesi possono cambiare tante cose, soprattutto in un mondo caotico e frenetico come quello del calcio, dove non esiste una formula magica che garantisce il successo. Ne sa qualcosa il Napoli, che ha vissuto forse la sua peggior estate dell’era De Laurentiis: l’odio covato nei confronti del presidente ha raggiunto il culmine con le cessioni del gruppo storico, formato da Insigne, Mertens e Koulibaly. Poi è andato via anche Fabian Ruiz e tutti hanno parlato di ridimensionamento. Ora, però, è campione d'Italia. Uno scudetto "divorato", agli avversari ha lasciato le briciole. Un tricolore che mancava dal 1990, da Diego Armando Maradona. Chi l'avrebbe mai detto?

Basta ripescare le griglie di inizio campionato: nessuno era disposto a scommettere sul Napoli tra le prime quattro, sia perché i nuovi acquisti erano sostanzialmente degli sconosciuti, sia perché l’ambiente era una polveriera, con la delusione e il malcontento che erano già difficili da gestire. Insomma, le premesse non erano delle migliori, per usare un eufemismo: non solo De Laurentiis, ma persino Spalletti era stato duramente contestato. La colpa dell’allenatore era quella di essere caduto a pochi centimetri dallo scudetto, poi vinto dal Milan. 

Tutto a un tratto era finito nel dimenticatoio il fatto che Spalletti avesse ereditato una squadra a pezzi e ormai a fine ciclo, riportandola nelle parti nobili della classifica con la forza delle idee e del gioco. Per fortuna il Napoli e il suo allenatore sono diventati impermeabili alle critiche e al chiacchiericcio di fondo, lavorando sotto traccia a un capolavoro calcistico che ha pochi precedenti. Dall’Europa dell’est è arrivato un certo Kvaratskhelia, seguito dal coreano Kim e poi da Simeone e Raspadori, che hanno in comune la provenienza dalla classe media della Serie A. 

Spalletti è riuscito a tirar fuori il meglio da ognuno di questi calciatori, senza trascurare quelli che già aveva dall’anno precedente, che anzi hanno completato il processo di crescita. Basti pensare a Lobotka, che è diventato senza ombra di dubbio uno dei migliori mediani del mondo, o a Osimhen, per il quale diversi top club europei sarebbero disposti a fare follie da cento e passa milioni di euro dopo averlo visto diventare un leader, oltre che un grande bomber. L’inizio di stagione del Napoli è stato travolgente, a tratti irreale, tanto che molti aspettavano gli uomini di Spalletti al varco, convinti che prima o poi sarebbero inciampati e la magia sarebbe svanita di colpo. 

Fino alla pausa per il Mondiale quella del Napoli è stata una marcia trionfale: venti risultati utili e una sola sconfitta, ininfluente in Champions contro il Liverpool quando il primo posto era già stato blindato. In Italia come in Europa gli azzurri hanno dato spettacolo e si sono affermati con merito in qualità di una delle squadre più belle, divertenti e al contempo efficaci da guardare. La pioggia di elogi non ha bagnato la macchina da guerra del Napoli, che ha avuto una piccola battuta d’arresto soltanto a inizio gennaio, con la prima sconfitta in campionato a San Siro contro l’Inter. 

Le malelingue già parlavano di una squadra pronta a sciogliersi alle prime difficoltà e di uno Spalletti non in grado di reggere l’urto con il momento decisivo della stagione, quello in cui la pressione è massima e ogni avversario è disposto a tutto per metterti il bastone tra le ruote, sapendo che sei la squadra da battere. Tutto questo casino per una singola sconfitta è stato spazzato via qualche giorno più tardi da un evento che per i tifosi del Napoli vale quasi quanto uno scudetto: la schiacciante vittoria per 5-1 sui rivali storici della Juventus, che ha offerto la definitiva consapevolezza di poter finalmente diventare campioni d’Italia, dopo un’attesa durata 33 anni. 

Quello è stato il primo di sette successi consecutivi che hanno sostanzialmente chiuso la corsa al primo posto già a fine febbraio. Lo strapotere del Napoli tra i confini italiani è stato così evidente che a un certo punto lo scudetto è diventato un fatto acquisito, quasi una banalità, con i tifosi che hanno iniziato a sognare ancora più in grande. Leggasi Champions League, dove l’incontro ai quarti con il Milan non è finito bene: purtroppo per Spalletti, la sua squadra è arrivata a questa storica sfida nel peggior momento possibile, con Osimhen infortunato e Anguissa e Kim squalificati per il ritorno. Nonostante ciò quelle coi rossoneri sono state due bellissime partite: in semifinale sono andati gli uomini di Pioli, ma quelli di Spalletti hanno ben poco da recriminare e potranno riprovarci l’anno prossimo, a patto che il gruppo di quest’anno resista al richiamo estero del dio denaro. 

Le scorie dell’eliminazione in Champions si sono fatte sentire nelle ultime settimane: il Napoli sembrava una squadra invincibile e invece ha iniziato a essere meno brillante, pur non venendo mai meno alla sua identità di gioco. È subentrato un fattore psicologico che ha reso più difficile ogni partita di avvicinamento allo scudetto: contro la Salernitana si è vista un po’ di ansia da prestazione, ma alla fine il pareggio ha soltanto prolungato la festa e dato ulteriore tempo ai tifosi per realizzare quanto sia grande l’impresa realizzata in questa stagione, con un campionato dominato come neanche la miglior Juve era riuscita a fare negli anni passati. 

Pazienza se nelle ultime settimane il Napoli ha perso un po’ di quella bellezza che l’aveva caratterizzato per mesi. Resta una stagione travolgente, poi se sarà un punto di inizio o di arrivo dipenderà da tanti fattori, alcuni controllabili, altri meno. Molto passerà dalle decisioni di De Laurentiis: approfittare dell’annata perfetta per battere cassa o tenere tutti i giocatori migliori, facendo magari anche un sacrificio economico, con la consapevolezza di poter aprire un ciclo vincente? Lo scopriremo solo vivendo.

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