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Milan, Stefano Pioli "ha sbagliato tutto lo sbagliabile": che siluro sul mister

Claudio Savelli
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Dopo la batosta nel derby, la pressione è tutta su Stefano Pioli. In realtà lo era anche prima perché il mister quest’anno è ancora più responsabile del rendimento del Milan rispetto al passato. Come lui stesso ha ripetuto più volte, è stato ascoltato in sede di mercato. Sono arrivati i giocatori che lui ha indicato per trasformare il Milan. Sono state realizzate le sue idee. Il mister ripete spesso, e lo ha fatto anche dopo il derby, che la squadra è forte, che può dominare le partite, che è matura: non cerca scuse ed è una buona cosa ma, di contro, si dovrebbe anche assumere la responsabilità di eventuali fallimenti. Il derby lo è ma la responsabilità Pioli non se l'è presa: ha quasi derubricato la sconfitta ad un incidente di percorso, ad una giornata storta girata sugli episodi, quale non è stata.

 

RESPONSABLITÀ

Non a caso la maggior parte delle critiche a Pioli è arrivata dai tifosi del Milan, mentre la società giustamente aspetta ad offrire protezione. Sono loro ad esigere l'assunzione di responsabilità da parte di un leader. Così il mister inizia il girone più difficile della Champions League (martedì ospita il Newcastle dell’ex Tonali mentre si affrontano Psg e Borussia Dortmund) con il faro puntato addosso. Una strana situazione vista la partenza con tre vittorie in campionato, ma è lo scontato effetto di un derby perso male. Pioli sostiene che la squadra sia forte? Di certo in serie A è quella costata di più sul mercato: il Milan ha speso 114 milioni in cartellini e, avendone incassati 69, conta un saldo negativo di 45 milioni, il peggiore tra le italiane. È vero che in termini finanziari, tra entrate e uscite, l’impatto sul bilancio è positivo (di quasi 50 milioni) ma il costo della rosa (inteso come somma di ammortamenti e stipendi lordi) è aumentato di circa il 13%. Nessun’altra grande in A ha giocato al rialzo. L'attenzione al mister è dovuta anche alla sua permanenza dopo un anno in cui è passato dal primo al quinto posto, poi diventato quarto per via della penalità alla Juventus, e dall’esenzione nella rivoluzione di Cardinale che ha invece colpito Maldini e Massara: un onore ma anche un onere. Al tecnico viene imputata anche l’incapacità di trovare contromisure ad una Inter che tutto sommato è rimasta uguale a se stessa. L’ultima è stata Calabria che da terzino si aggiungeva alla mediana ma se c'è una cosa che i nerazzurri soffrono è l’ampiezza dei terzini che ricevono palla larghi e da lì impostano l’azione. Esattamente ciò che Pioli ha tolto.

 

 

 

 

PRESUNZIONE

Il mister non ha voluto chiedere scusa ai tifosi («No, mica abbiamo fatto apposta») né dare spiegazioni tattiche sulle difficoltà del Milan nella stracittadina (un solo gol segnato nelle ultime cinque sfide a fronte di 12 subiti), preferendo dichiarazioni più spavalde come «non esiste questo gap» e «nei primi 4 minuti avevamo tenuto palla solo noi». Frasi che, a certi livelli, non passano inosservate e che per i tifosi valgono meno di una spiegazione. Il tecnico sta strategicamente peccando di presunzione perché vuole convincere la squadra a sentirsi forte ancor prima che essa se ne renda conto. Il gruppo, però, possiede più talento che personalità, dunque questa strategia è un rischio. Nel derby non ha pagato, la Champions domani offrirà una prima controprova. 

 

 

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