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Subbuteo, Italia campione d'Europa: nel calcio da tavolo siamo sempre i più forti

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Leonardo Iannacci
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Vediamo di chiarirlo subito: il Subbuteo non è un gioco per bambini, un infantile passatempo da tavolo. E neppure una sorta di football in miniatura riprodotto scimmiottando senza regole lo sport più popolare nel mondo. Né tantomeno qualcosa che può essere apprezzato solo dai fans sfegatati del calcio che, nel salotto di casa, urlacchiano e si deliziano un po’ stupidamente a imitare partite vere. No: il Subbuteo, il “calcio da tavolo” con i giocatori spostati apunta di dito, è una cosa seria, e viene giocato da persone serissime. A tal punto che esistono campionati e tornei internazionali che si disputano con regole rigide, arbitri a bordo tavolo e partite organizzate come fossero grandi manifestazioni della Uefa. Non si scherza.

In più, e qui viene il bello, è uno sport da tavolo dominato quasi sempre dalla nazionale azzurra. Dopo la clamorosa vittoria nella Coppa del Mondo dello scorso anno, la rappresentativa Open dell’Italia, guidata dal ct Marco Lamberti e composta da Luca Battista, Saverio Bari, Micael Caviglia, Matteo Ciccarelli, Filippo Cubeta e Claudio La Torre, ha conquistato la medaglia d’oro agli Europei che si sono appena conclusi a Gibilterra. Nella finale di questa sezione Open, la più competitiva delle cinque in cartellone, gli italiani hanno sconfitto il Belgio al Sudden Death (Golden Gol), dopo che il punteggio era terminato 2-2 al termine dei tempi regolamentari. Il gol vittoria è stato da cineteca, e ha scatenato scene isteriche simili a quelle dopo la vittoria mondiale di Berlino 2006 da parte dei pedatori “originali”. Peraltro, gli azzurri hanno fatto filotto dominando le categorie Under 12, Under 16, Under 20 e persino la Veteran Under 45. Roba da far invidia a Spalletti e a Gravina.

Un trionfo su tutta la linea, dunque. Che riporta clamorosamente in auge il glorioso Subbuteo, la cui storia è singolare e alquanto romantica per chi ha passato abbondantemente la cinquantina, come chi scrive. Nato subito dopo la guerra mondiale in Inghilterra per iniziativa di un ornitologo, tal Peter Adolph, il campo da gioco della misura 140x90 cm ha fatto irruzione nelle case degli italiani soltanto a metà degli anni Settanta, diventando in breve un vero e proprio cult, allorché altri svaghi pomeridiani — i famigerati videogame — erano di là da venire. La prima confezione del Subbuteo, dotata di regolare panno verde, due porte con reti, due palline bianche enormi rispetto ai calciatorini e due anonime squadre (in realtà, nelle intenzioni della casa produttrice Weddington, erano il Chelsea e il Manchester United), ha illuminato tanti nostri lunghi pomeriggi invernali, sacrificando le versioni di latino e l’odiosa algebra. Regola ferrea: il pallone si poteva colpire soltanto con i giocatorini a loro volta sospinti con la punta delle dita. Si potevano acquistare squadre singole: il Milan o il Brasile, la Juve oppure l'Ajax le cui scatole stavano perfettamente nella tasca del loden mentre ci si recava dal compagno di scuola a (?) studiare. Come letale contrappasso, ispirato da lontane maledizioni di genitori imbufaliti, tutto è evaporato.

Alla fine dello scorso millennio il Subbuteo è stato superato dai vari Fifa Games, realistiche riproduzioni del calcio giocato da manovrare coi joystick. L’azienda britannica che lo produceva, la Weddington appunto, è andata in crisi e ha svenduto il marchio alla statunitense Hasbro, che ha addirittura interrotto la produzione di quelle magiche scatole verdi. È comparsa persino un'imitazione del Subbuteo, la Zuego, ma ha ballato una sola estate. Il rilancio del Subbuteo, perlomeno nel nostro Paese, è cominciato dopo il 2010, quando è nata la Federazione Italiana Sportiva Calcio da Tavolo, che oggi conta oltre cento club affiliati e più di 1.500 tesserati. Sul versante commerciale, la Hasbro stessa non si è data per vinta, aiutata anche della Fabbri. Si è tentato di commercializzare i mini-calciatori in bustine nelle edicole, sono stati riproposti elementi del Subbuteo originario come la confezione Champions (costa intorno alle 40 euro) e, il 27 ottobre 2018, è finalmente nata a Roma la Lega Nazionale Subbuteo che, unitamente alla FederSubbuteo, è alla base dei trionfi azzurri dei giorni scorsi. Hanno cercato di ammazzare il Subbuteo, ma il Subbuteo è vivo. Più che mai. E a noi, vergando questo ricordo, è tornata persino la voglia matta: chissà mai che, in cantina, ci sia ancora la scatola del primo, amatissimo Subbuteo. Quella con la squadra rossa e quella blu. E magari il tarlato panno verde. Una stiratina e sembrerà di stare all’Azteca di Città del Messico. Proprio come quando eravamo ragazzi. 

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