Sacchi e Di Monte, "arbitro sessista"? Moralisti smentiti, ecco come stanno le cose
Ancora una volta un bel tacer non fu mai scritto. E l’occasione per stare zitti su un tema delicato e difficile da trattare come è il sessismo è stata disattesa da chi ha voluto buttare tutto in caciara sociale e politica. Anche se si parla di calcio. Anzi, di arbitri.
I fatti, innanzitutto. Venerdì nello stadio del Mare di Lecce si è giocata la partita fra i padroni di casa e il Sassuolo. Prima del calcio d’inizio l’arbitro Juan Luca Sacchi è stato notato porgere la mano verso la sua guardialinee, Francesca Di Monte, per poi ritirarla in fretta e salutare il capitano del Lecce, Strefezza. Non l’avesse mai fatto, nelle ore susseguenti i finti benpensanti del web, ma anche i pirati di sinistra della tastiera e taluni che hanno visto in questo gesto-non-gesto di Sacchi un inspiegabile decisione sessista (del tipo: «scusa ma la mano a te, femmina, non te la dò») si sono assurdamente scatenati. Non vedevano l’ora.
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Retaggio di un modo di pensare che ha portato una qualunque azione involontaria o casuale a essere interpretata come un atto concettualmente violento, persino “sessista”. I colleghi di Repubblica e la Stampa hanno rilanciato subito la notizia. Sacchi non ha dato la mano alla signorina Di Monte? Secondo taluni babbei da tastiera è diventato socialmente un arrogante, un uomo brutale al limite del crudele. Pazzesco. Questa è stata l’interpretazione montata ad hoc sui social dove il video della mancata stretta di mano alla ragazza è diventato virale. «L’arbitro Sacchi era tenuto al saluto solo con i capitani, tuttavia avrebbe potuto evitare le polemiche salutando la collega di turno per poi spiegarle in privato che la prossima volta non deve aspettarsi il saluto dal direttore di gara», si è persino letto. In un primo momento si era addirittura sparsa la voce che l’Associazione Italiana Arbitri avesse l’intenzione di sospendere per un turno lo stesso Sacchi.
Ieri sera la schiarita sulla vicenda e la netta presa di posizione dell’Aia stessa: l’arbitro di Macerata non verrà sospeso semplicemente perché il suo non era assolutamente un gesto sessista. Come ha confermato la stessa Di Monte: «Mi dispiace che sia stato definito caso un semplice fraintendimento: ho letto parole grosse verso un collega che non ha avuto nessuna mancanza di rispetto e verso un gesto istintivo che invece è stato definito sessista».
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«Non è stato neppure un sgarbo», ha smentito l’Aia stessa. «Il problema per noi non esiste, è stato solo un gesto involontario e male interpretato: i due tra l’altro hanno dimostrato grande feeling in campo e il loro rendimento è stato ottimo. Stupisce piuttosto che si parli di sessismo all’interno di un’associazione che ha fatto dell’abbattimento di ogni barriera di genere uno dei suoi principali traguardi raggiunti». Sacchi, perdonato per non aver commesso minimamente il fatto, ha chiuso così l’equivoco: «Con Francesca ho un rapporto splendido, a fine gara abbiamo riso insieme dell’episodio». Un bel tacer, dicevamo, non fu davvero mai scritto. E chi blatera lezioni moralistiche ha perso l’ennesima occasione per stare zitto. Per costoro, cartellino rosso!