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Juventus, Massimiliano Allegri e gli "scarti": il segreto svelato

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 La Juventus, contrariamente a tutto lo scorso anno, sembra migliorare. E fa pensare che Max Allegri lavori meglio con gli scarti, i ricicli, ciò che passa al convento piuttosto che con i campionissimi da “instant team” a cui era abituato. Ora non ha l’obbligo del titolo, deve arrivare tra le prime quattro, ha buon margine d’errore e meno pressione da sopportare. Questa chiarezza rende molto più tranquilli sia lui sia i giocatori. Si allenano per crescere, non per vincere. Può sembrare una cosa da mediocri, invece è la consapevolezza dei propri limiti che la Juventus, e lo stesso Allegri, non hanno mai avuto.

Per la prima volta nella sua carriera bianconera, mister Max sta facendo la Juventus con quel che ha a disposizione. È tornato ai tempi di Cagliari e del primo Milan, dove non chiese nulla e lavorò con ciò che aveva. Poi aveva perso questa abitudine, e questa capacità, nella Juve all’apice della sua storia recente che acquistava chi desiderava senza badare a spese per vincere in Italia e in Europa. Stavolta, la prima, non ha avuto nulla dal mercato. Niente di quanto richiesto, da Lukaku per Vlahovic in giù. Sono arrivati il solo Weah, per cui erano già stati presi accordi dal direttore sportivo uscente, ed è tornato Cambiaso dal prestito.
Sono gli unici due volti totalmente nuovi di questa Juventus, tutto tranne che campionissimi affermati come Pogba, Di Maria e Paredes che erano giunti nella sessione precedente su richiesta di Allegri.

Si sta finalmente convertendo al calcio contemporaneo dove gli allenatori devono lavorare con ciò che hanno e, soprattutto, sono tenuti a costruire un’impalcatura che duri nel tempo piuttosto che vincere un trofeo subito. I titoli sono diventati un di più, la conseguenza del lavoro non la causa per cui si comprano i supereroi del mercato. È così perché come era prima non è più sostenibile. La Juventus, chiamata a rientrare dal passivo generato dalla gestione precedente, si sta convertendo ora a questa idea. È in ritardo rispetto ad altre realtà anche per colpa di Allegri e della dirigenza che lo ha scelto - entrambi convinti che i trofei garantissero stabilità, invece è il contrario- ma sta provando a recuperare terreno. Giuntoli, il nuovo ds, ha spiegatoil metodo e indicato la strada e Allegri sembra averla intrapresa con convinzione.

Sono numerosi i ricicli nella Juventus che, contro il Verona, gioca una delle migliori partite di questa stagione e pure della scorsa. Da Rugani a McKennie, passando per quel Kean a cui vengono giustamente annullati due grandi gol: tutti calciatori messi sul mercato, lasciati andare e tornati, fuori dal giro che ora Allegri ha rispolverato e dai quali sta estrapolando ottime prestazioni. La ferocia con cui Kean vuole incidere è emblematica del lavoro di restauro di Allegri sui singoli, in particolare su quelli che avevano perso valore. Se la Juventus di prima sperperava giocatori e risorse, ora li ottimizza. È l’unica via per tornare in alto. Serve solo pazienza, come dimostra il gol segnato al Verona all’ultimo secondo del recupero.

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