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Jannik Sinner, le due cifre e una coincidenza pazzesca: ora tutto torna...

Roberto Tortora
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L’impresa contro Novak Dijokovic alle ATP Finals di Torino, costruita in tre ore e nove minuti, ha definitivamente incastonato Jannik Sinner tra i big del tennis mondiale. Il tutto, all’età di 22 anni, il che aggiunge un altro aggettivo alla sua figura: predestinato. Come lui Alberto Tomba, che ha dominato le piste da sci e a quell’età vinse due ori ai giochi olimpici di Calgary; come lui Valentino Rossi, che ha dettato legge sulle piste da corsa e a 18 anni incamerò già il primo titolo mondiale a Brno. Alla fine sarebbero stati nove! E, in fondo, poco importa se vincerà o perderà l’eventuale incontro per la semifinale contro Rune (dipende da cosa farà Hurkacz contro Nole), perché la storia l’altoatesino di San Candido l’ha già scritta. Ma questa sfida, va detto, è tutt’altro che impossibile per Jannik.

Certo, sia Tomba che Rossi hanno una personalità esuberante, Sinner è decisamente più posato, ricorda maggiormente quel Bjorn Borg capace di domare le sfuriate dell’eterno rivale, McEnroe. Come nel 1979, a New Orleans, sul 5 pari al terzo set, quando si avvicinò all’americano e gli disse: “Va tutto bene, rilassati. È una bellissima partita”. E, diversamente da Tomba, Jannik aveva sì cominciato sugli sci, vista la terra in cui è cresciuto, ma poi li ha smontati dagli scarponcini e si è dedicato alla racchetta. I suoi genitori, come lui del resto, sono molto discreti, di madrelingua tedesca, papà Hanspeter fa il cuoco e cucina per lui. La mamma, Siglinde, l’ha spronato con il tennis. Due figure importanti e, all’indomani del successo di Vienna, lo stesso Sinner ammise: “È stato importante far colazione tutta la settimana con i miei genitori”. 

 

Jannik è maturato molto negli ultimi due anni, impara sempre di più a gestire mentalmente le partite e i numeri sottolineano la sua crescita: nel 2022 contro i top 10 sono arrivati 3 successi e 9 sconfitte, nel 2023 conta invece 10 vittorie e 7 disfatte. Battuto Alcaraz, sconfitto Medvedev, trionfato contro Djokovic che ha ammesso: “L'ultima volta che ci eravamo sfidati fu a Wimbledon, vinsi in tre set, ma fu una partita equilibrata decisa da pochi punti. Dal punto di vista di padronanza del gioco credo che anche oggi abbia giocato su quei livelli, ha servito forse meglio. Ma la differenza più grande è stata il coraggio con cui ha giocato i punti più importanti. Ha meritato di vincere”. Il pubblico di Torino gli ha fatto capire che ha fatto breccia nel cuore degli italiani, ora tocca a Sinner riempirlo di gioia.

 

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