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Ucraina fregata? "Al Var c'era Putin": chi si scatena contro l'Italia di Spalletti

Federico Strumolo
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Il giorno dopo Ucraina-Italia le pagine sportive dei giornali e dei siti di tutta Europa si scatenano sul “furto” azzurro ai danni degli ucraini. E gli italiani, in un ambiente in cui si urla sempre al complotto ai propri danni, salvo poi far finta di nulla quando l’errore è in favore, per una volta devono essere onesti: l’intervento di Cristante su Mudryk era da calcio di rigore e, visto il minuto sul cronometro, il 93’, avrebbe probabilmente costretto la Nazionale all’ennesimo spareggio (a eccezione, ovviamente, di un miracolo di Donnarumma).

Sempre sinceramente, fosse successo a parti invertite, avremmo protestato con rabbia, come accaduto già in passato, partendo dall’indimenticabile operato di Byron Moreno negli ottavi di finale dei Mondiali del 2002, che costò l’eliminazione agli azzurri, per mano dei padroni di casa della Corea del Sud.

 

 

Una lezione, non solo all’Italia ma a tutto il movimento calcistico, l’ha data nientemeno che Sergiy Rebrov, commissario tecnico dell’Ucraina, con dichiarazioni al termine della sfida di una sportività che nel mondo del pallone sono merce rara, rarissima: «Per me era rigore, non ci sono dubbi, ma non sta a noi decidere. L’arbitro non è stato chiamato a verificare. C’è il Var, che evidentemente non ha ritenuto opportuno richiamare l’arbitro al monitor», dice l’ucraino, in carica dallo scorso giugno, dopo una carriera in panchina tra Dinamo Kiev e Ferencvaros, ma con delle tappe anche nel mondo arabo, all’Al Ahli e all’Al Ain. Ci sarà rimasto male chi si aspettava un allenatore su tutte le furie. Probabilmente gli stessi tifosi ucraini, certamente meno diplomatici del loro ct, tanto da esibire uno striscione emblematico alla BayArena di Leverkusen (dove si è disputata la partita per l’ovvia impossibilità di giocare in Ucraina), che recitava «Mafia».

Una vicenda, quella dell’errore arbitrale in favore dell’Italia, che ovviamente non è passata inosservata sui social, tra chi ironizza sulla presenza del presidente russo Vladimir Putin in sala Var e chi si scaglia contro il commento della Rai, intenzionato a minimizzare l’accaduto. In particolare, a far scatenare gli utenti della rete è stata una frase pronunciata dall’opinionista, nonché ex calciatore, Lele Adani. Un «Va bene così» che sa tanto da tifoso e poco da analizzatore esperto. A esaminare più nel profondo la vicenda, si diceva, ci ha pensato però la stampa internazionale, che ha gridato allo scandalo. In Inghilterra si va da «L’Italia sopravvive al rigore non fischiato nel recupero» del Guardian a «Furia dopo che il Var nega il rigore all’Ucraina e permette all’Italia di raggiungere Euro 2024» del Telegraph, mentre il Daily Mail grida addirittura al complotto: «L’Italia raggiunge Euro 2024 in circostanze controverse poiché all’Ucraina viene negato un rigore in extremis, lasciato dal Var. Pochi giorni dopo che il capo della Uefa aveva detto che sarebbe stato un disastro se i campioni in carica non si fossero qualificati», si legge, ipotizzando dunque un disegno dell’Uefa per garantire la partecipazione degli azzurri ai prossimi Europei in Germania. Gli spagnoli di As, invece, si concentrano sul fischietto, l’iberico Gil Manzano, il quale «Salva l’Italia». Eva bene così, direbbe qualcuno.
 

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