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Milan, Pioli esonerato? "Cardinale rimasto a Milano", gira un nome

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Dentro e fuori dal campo, piovono pessime notizie sul capo di Stefano Pioli. Il mister del Milan è sportivamente sempre più un "dead man walking" e dopo il ko interno contro il Borussia Dortmund la sensazione è che per l'esonero si attenda solo la matematica, probabilissima esclusione dei rossoneri non solo dalla Champions League, ma da tutte le competizioni europee. 

Il verdetto è atteso per la sera del 13 dicembre, ultimo turno di Champions, quando potrebbe non bastare nemmeno una vittoria sul terreno della Newcastle per arrivare agli ottavi. Sul conto di Pioli ci sono la raffica surreale di infortuni, quasi tutti muscolari, che ha decimato una rosa dall'età media basa. L'ultimo è Malick Thiaw, che tornerà nel 2024. 

 

 

 

Pioli, subito dopo la partita, ha avuto un colloquio con i dirigenti nei corridoi di San Siro, fuori dallo spogliatoio rossonero. Una squadra tatticamente impotente, tecnicamente impoverita, soprattutto psicologicamente debolissima ed emotivamente scarica proprio nella serata più importante dell'anno. Come riporta SportMediaset, il patron Gerry Cardinale, presente sugli spalti per la partita che doveva essere il suggello europeo al suo Milan e che si è trasformata invece in una Caporetto, è rimasto a Milano anche in queste ore. Fatto singolare, visto che il manager americano di RedBird è invece solito tornare subito negli States per seguire da vicino i suoi tanti impegni extra-calcistici. Cardinale, si sottolinea, è rimasto anche perché a differenza delle altre visite milanesi questa volta era atterrato solo nelle ore immediatamente precedenti al match e quindi il ritorno negli Usa era stato posticipato. Tuttavia, potrebbe non essere un caso visto che già nelle ultime settimane il tema dell'esonero di Pioli era sul tavolo e forse Cardinale ha organizzato una permanenza in Italia post-Champions proprio per valutare con più calma la posizione dell'allenatore. 

 

 

 

Difficile, a oggi, ipotizzare un nome immediato per il post-Pioli. In ballo c'è la soluzione interna, quella di Ignazio Abate che sta facendo ottime cose con la Primavera (qualificatasi per gli ottavi della Youth League, che coincidenza) dopo un primo anno, lo scorso, piuttosto intelocutorio. E' l'allenatore che ha lanciato il baby bomber dei record Camarda, il centrocampista Zeroli e quel Chaka Traore buttato dentro da Pioli nel finale contro il Borussia, come arma della disperazione. Grandi alternative non se ne vedano, a meno di chi ripescare una bandiera rossonera come Roberto Donadoni in qualità di traghettatore, sperando che la squadra ritrovi motivazioni ed equilibrio per centrare l'obiettivo minimo, il quarto posto in campionato. 

La rivoluzione avverrà a giugno e sono tre i nomi sul taccuino dei dirigenti rossoneri. Accantonata la pista De Zerbi (l'allenatore del Brighton, una volta terminato l'effetto del Decreto crescita, avrebbe uno stipendio semplicemente inavvicinabile, senza contare i 15 milioni di clausola da pagare al club britannico), restano quelle "nostrane" rappresentate da Vincenzo Italiano (che con la Fiorentina sabato sera ha destato un'ottima impressione a San Siro, nonostante la sconfitta per 0-1), l'ex interista Thiago Motta sorpresa di questo avvio di stagione con il Bologna e Raffaele Palladino, che dopo un debutto da urlo con il Monza sembra però un po' in fase calante. Il nome nuovo, suggerisce sempre SportMediaset, potrebbe essere allora quello di Francesco Farioli, tecnico italiano emergente alla guida del Nizza, secondo in Ligue 1. Il mercato preferito da Furlani e Moncada.

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