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Superlega, Fratelli d'Italia: "No al calcio dei ricchi"

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Lo tsunami Superlega diventa un caso politico, come e più di 2 anni fa. Nella primavera del 2021 il progetto di alcuni top club europei "ribelli" era abortito nel giro di poche ore, sotto il peso del "calcio del popolo" e della rivolta dei tifosi. Oggi, però, a fare la differenza è la Corte di Giustizia dell'Unione europea che ha definito un "monopolio illegittimo" quello di Uefa e Fifa sulle competizioni calcistiche europee, aprendo la strada di fatto ai tornei "alternativi". 

"La decisione sulla Superlega di calcio conferma un andamento europeo che tende, anche rispetto a un fenomeno così popolare, ad annullare tradizioni e a imporre una visione mercantile. Non vogliamo un calcio dei ricchi ma vogliamo che realtà locali e piccole possano sempre emergere, difendendo l'identità e rifiutando che si creino circoli esclusivi che escludano la passione e gli aspetti popolari. Confidiamo che i grandi club rinuncino all'idea di una Superlega e capiscano che il calcio è un veicolo di emozioni che include", sono le parole del vicecapogruppo di Fratelli d'Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi, che in qualche modo preannuncia la posizione della maggioranza. Cosa farà il governo? Sosterrà Figc e Coni nella battaglia contro i top club europei (tra cui, tra l'altro, spicca la Juventus) oppure si schiererà con le istituzioni europee?

 

 

 

Il problema, al momento, sembra la tutela del campionato. "Con la Superlega lo scudetto diventa carta straccia? Sicuramente non posso dirlo, ma il rischio che diventi marginale in termini di interessi esiste”. Queste le parole del presidente del Coni, Giovanni Malagò. “Non commento le sentenze, non l’ho mai fatto, anche quelle che non capisco o non condivido. A fronte di questo gli organismi preposti dovranno predisporre logiche di accorgimento e contromisure rispetto a quanto ha previsto la Corte Europea. Ora dobbiamo capire quali contromisure prenderanno Fifa e Uefa".

 

 

 

"La Corte non ha detto che si giocherà la Superlega ma che l'assetto va rivisto. Il presupposto fondamentale per me è che ci sia inclusività della competizione, la tutela dei campionati nazionali, dei vivai e della Nazionale", puntualizza il ministro per lo Sport e per i Giovani, Andrea Abodi, il primo a commentare dal fronte del governo. "Oggi è un giorno di assunzione di responsabilità e di profonde riflessioni - ha aggiunto - ma in questi casi cerco di vedere le opportunità, c'è la necessità di rivedere il baricentro di rapporti e interessi. Prima di arrivare alle estreme conseguenze c'è un percorso che l'Uefa può fare".

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