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Decreto crescita addio? Senza aiuti la Serie A è finita

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Fabrizio Biasin
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Igrandi capi del calcio italiano hanno un enorme problema che potremo sintetizzare con il giro di parole “non sono presentabili”. Se mandi Dracula nelle scuole a spiegare quanto sia importante donare il sangue stai chiaramente commettendo un errore: gli scolaretti, invece di porgere il braccio, finiranno per coprirsi il collo. Alla stessa maniera anni e annidi assemblee di Lega con presidenti che sbraitano, gente che fa casino, liti para-condominiali e altre baracconate hanno portato al cortocircuito di queste ore: un sacco di gente crede davvero che togliere il Decreto Crescita al calcio sia cosa buona e giusta e «maledetti ricchi e viziati, andate a lavorare!». L’impresentabilità dei nostri è terreno fertilissimo per la politica che, infatti, inzuppa il biscottino.

«Togliamo il Decreto! Via i privilegi ai calciatori! Difendiamo i talenti italiani!». E la gente che ha in mente “gli impresentabili”, ovviamente, ci casca. «Sì! Basta! Leviamogli tutto, anche il pallone!», salvo poi non capire quel che accadrà. Chi si immagina una marea di nuovi fenomeni italiani finalmente liberi di pascolare sui prati tricolori e, di rimando, una Nazionale fortissima, non capisce che la scomparsa dei Baggio e dei Del Piero non dipende dall’arrivo del giuocatore straniero, semmai dal fatto che i coniugi Baggio e i coniugi Del Piero hanno smesso di procreare. In un prossimo futuro avremo certamente un numero superiore di virgulti italiani in campo, solo che saranno pippe o mezze pippe, esattamente come quelli che li hanno preceduti. I talenti veri, oggi come un tempo, non hanno bisogno della spintarella per emergere, semmai di strutture, nuovi stadi (...) e club competitivi in cui crescere, quegli stessi club che abbiamo appena azzoppato.

 

«Sì però non è giusto che il calciatore straniero, tra l’altro già ricchissimo, paghi meno tasse di me e te che ricchi non siamo». Il ragionamento non fa una grinza e trova molti estimatori al Bar Sport, laddove si provano invidie bestiali nei confronti del singolo che se la gode, ma non si pensa all’insieme, al “sistema calcio”, quello che stroncato dal Decreto finirà per offrire uno spettacolo di livello scadente e di sicuro non all’altezza di quello “degli altri”, gli inglesi, gli spagnoli, i francesi o anche gli olandesi, ovvero di quei Paesi che godono da tempo di simil-Decreti Crescita, benedetti e “protetti” da tifosi e politici. Per intenderci, al sottoscritto non interessa che Osimhen venga inondato di tasse come capita a noi poveri cristi - soprattutto se lo “sconto” aiuta tutto il sistema calcio -, al sottoscritto semmai interessa che un giorno si riesca levare anche un po’ delle nostre, di tasse. Cosa che di sicuro non capiterà se una delle prime industrie del Paese finirà soffocata dalla mediocrità di un campionato saturo di mezze seghe. 

 

 

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