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Marko Arnautovic, l'ex bullo e re dei distillati: i segreti del bomber che ha conquistato l'Inter

Leonardo Iannacci
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Strana è la storia calcistica di Marko Arnautovic, croce e delizia del popolo nerazzurro che, dopo il famigerato distacco estivo da Lukaku e l’arrivo benedetto di Thuram, lo scorso agosto aveva accolto questo corazziere austriaco con una certa dose di affetto. Ora l’affetto è diventato amore, specialmente dopo il secondo tempo contro l’Atletico Madrid che ha fotografato alla perfezione i destini della vita di Marko, mai banale e sempre in bilico fra l’estasi e gli eccessi: prima i due incredibili gol sbagliati davanti a Oblak, con San Siro che invece di rumoreggiare lo incitava come si fa con un figlio soltanto sfortunato. 

Poi il gol liberatorio che ha visto 70.000 persone impazzire per lui, a partire da Bobo Vieri, ultrà ai bordi del campo che ha rivisto in Arnautovic, per stile di gioco ed emotività in campo. «È stato uno dei gol più importanti della mia vita. Dopo il lungo infortunio ho faticato per tornare in forma ma compagni e tifosi mi sono stati vicini, sempre», ha detto dopo l’impresa Arnautovic. Lautaro gli ha inviato una carezza da vero capitano: «Arna deve stare tranquillo, so che alcuni momenti sono difficili ma l’impegno in allenamento lo ha ripagato col gol».

 

SECONDA VITA
Riavvolgendo di qualche mese la seconda vita nerazzurra di Marko si torna allo scorso agosto, al ritorno di Arna che, dopo essere stato interista nell’annata magica del Triplete (2009-2010, ma solo 3 presenze e 0 gol con mattane varie e scintille non da poco con Mourinho), si è dovuto ricostruito una credibilità in Premier (43 reti con Stoke City e West Ham) prima di cedere ai milioni di Yuan che lo Shangai gli versò nel 2019 per averlo nel triste campionato cinese. Ormai dimenticato dal grande calcio, Marko è stato salvato e riportato a nuova vita da uno che se ne intende davvero di talenti: Walter Sabatini, all’epoca direttore sportivo del Bologna. Sotto le Due Torri il Marko pesante, nel cui corpo scorre sangue serbo da parte di papà (e qui si capisce il carattere tosto) e austriaco da parte di mamma, si è rinvigorito: 54 presenze in due anni e 24 gol, uno dei quali proprio all’Inter, due anni fa, nel ko che scucì dalle maglie nerazzurre uno scudetto già vinto a beneficio del Milan. 

A Bologna, tornato Arna letale ma protagonista di nuove scintille con Thiago Motta, il centravanti austriaco si è fatto amare ed è diventato uomo: «A 34 anni vedo il mondo in modo diverso. Da giovane, ai tempi del Florisdofer, ero spesso in mezzo alle risse e ho combinato parecchi casini e anche a Milano, nel 2010, insieme a Balotelli non mi son fatto mancare le cazzate», raccontò la scorsa estate prima di lasciare Bologna per l’Inter.

IDOLO IBRA
«Nel 2009 sarei dovuto andare alla Lazio e invece scelsi il nerazzurro perchè lì giocava il mio idolo, Ibra. Ma avevo 20 anni e le cazzate insieme a Balotelli sono proseguite. Un po’ rimpiango la disciplina che non ho avuto all’epoca. Quando un allenatore o un compagno mi riprendeva, gli urlavo in faccia: ma chi sei tu? Mio padre? Ora sono un tipo tranquillo e vivo per Sarah e le mie figlie, Emilia e Alicia». La passione di Arna, fuori dal campo, è anche un’altra: si chiama Arnautovic Premium Spirits, l’azienda che produce con successo gin, vodka e rum. Una scelta anomala per un calciatore in attività, ma che distrae l’austriaco dagli stress del calcio: «Ci ho preso gusto a creare liquori di qualità, hanno avuto ottimi riscontri sul mercato e siamo presenti nei bar e nei nightclub di tutto il mondo. Ma ciò che più mi onora sono i premi internazionali vinti nel mondo dei distillati». Prosit, Arna.

 

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