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Luciano Spalletti impone il coprifuoco: Italia, ecco i 10 comandamenti

Claudio Savelli
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Dopo il forum etico di Prandelli, la militaresca accademia di Conte, la cogestione di Ventura e l’aristocrazia manciniana, arriva il decalogo di Luciano Spalletti. Una decina di regole imposte dall’alto ma che provengono dal basso, dal senso di cooperazione di un tempo e dall’etica del lavoro ormai dispersa. Spalletti porta se stesso nell’Italia, le sue radici toscane fatte di lavoro della terra, cura degli animali e degli esseri umani che si impegnano a mantenere relazioni sane.

Porta anche la sua profonda passione per il calcio, quella che gli ha permesso di diventare campione d’Italia a 64 anni compiuti. Non chiede ai giocatori di essere come lui ma di offrire in cambio una dose di impegno e di rispetto almeno pari alla sua.

"Niente teste di ca***" è la prima regola, mutuata dagli All Blacks, che racchiudebbe anche le altre nove. In Nazionale ci si comporta come si deve, non come si vuole, punto. La rapida tournée americana che si è aperta ieri (alle 22 gli azzurri sono atterrati a Miami), passerà per la sfida al Venezuela di domani (alle 22 italiane) e si chiuderà domenica contro l’Ecuador (alle 21 italiane), serve a vedere la nuova Italia del 3-4-2-1 ma anche e soprattutto a capire chi sposa la causa. Non è obbligatorio esserci, come invece pretendevano i precedenti ct, schierando spesso giocatori contrariati. Ecco la novità: chi non accetta tutto questo può stare a casa (regola 2).

 

NON UN ESERCITO MA...
Non è un esercito ma quando si deve lavorare, si lavora. Le sessioni di allenamento saranno massimo di un’ora e mezza, quelle al video massimo di mezz’ora: brevi, ma intense (regola 3). Chi si distrae si fa fuori da solo perché denota mancanza di professionalità. Smartphone limitati (regola 4), quindi, durante le riunioni tecniche e pure mentre si viene sottoposti ai massaggi. Quando sono coinvolti altri professionisti e c’è di mezzo il loro impegno (l’analisi di un match analyst, il trattamento di fisioterapista) bisogna rispettarlo, dedicandoci attenzione. Il riposo è d’obbligo ma va riempito con intelligenza. E visto che il ct nell’ultimo ritiro non l’ha notata in tutti, è intervenuto. Quindi niente più sessioni notturne di video giochi (regola 5) con l’introduzione di una sala comune per il tempo libero agli Europei. Istituito il coprifuoco (regola 6) ma con orari larghi: "A mezzanotte e mezza tutti in came ra a dormire", o quantomeno a provarci. Se proprio devi passare una notte insonne, parla con il tuo compagno. Questa la teoria.

Spalletti fa il ct ma resta un allenatore di campo. Il focus, quindi, è sull’allenamento, l’apprendimento, il miglioramento dei giocatori. Visto che il suo stile prevede funzioni e non ruoli, ogni interprete deve essere acculturato, intelligente e pensante. Verrà quindi fornita agli azzurri un’applicazione (regola 7) interna per studiare schemi e movimenti di gioco. Serve apertura mentale e disponibilità tattica per giocare in posizioni diverse rispetto ai club (regola 9), al netto del fatto che il 3-4-2-1 serve a mettere quanti più calciatori possibili a loro agio. Se questa viene a mancare, salta il posto perché nessuno lo ha assicurato (regola 8), nemmeno i capitani. È una cosa che hanno detto praticamente tutti i ct ma poi nessuno l’ha applicata. Spalletti lo farà. Come lo sappiamo? Lo ha già fatto nei club. Regola generale (10), finisce l’era degli allenamenti aperti al pubblico e ai media. Al massimo verranno concessi 15 minuti per regole Uefa.

 

Si lavora come in un club e si usano i media per comunicare al pubblico. A differenza dei predecessori, infatti, Spalletti illustra le sue regole e ne spiega le ragioni in modo che siano chiare anche agli italiani. E' il primo commissario tecnico che rende conto al pubblico, alla sua tifoseria. Qualcuno ci aveva fatto caso?

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