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Sinner, soffiata di Vagnozzi: "Così Medvedev e Alcaraz proveranno a batterlo"

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Come mandare fuori giri gli avversari. La "lezione" di Jannik Sinner spiegata da uno dei suoi maestri, coach Simone Vagnozzi. In questi primi 3 mesi di stagione, l'altoatesino ha monopolizzato il circuito Atp vincendo 3 tornei su 4 disputati (Australian Open, primo slam, Rotterdam e Miami, con la sola eccezione della semifinale persa a Indian Wells) e scalando la classifica mondiale, superando in poche settimane prima Daniil Medvedev e poi Carlos Alcaraz, arrivando (per il momento) al secondo posto.

Cosa c'è dietro questa escalation? "E' sempre stato un grande colpitore - spiega Vagnozzi al Corriere dello Sport -, adesso gioca anche sull’avversario. Vede il gioco, lo sa leggere in anticipo. Fa tutta la differenza del mondo. Jannik continua a crescere e a sentirsi più sicuro". L'allenatore è a fianco di Jannik dal febbraio del 2022 e tra le differenze più clamorose c'è la crescita atletica e fisica: "Umberto Ferrara (il preparatore fisico, ndr) sta svolgendo un lavoro incredibile, ma è un insieme di dettagli a fare la differenza. Noi pensiamo ad allenare Jannik a stare basso con le gambe, ad arrivare nella maniera giusta sulla palla e questo può accadere solo se sta bene fisicamente. In più credo che sappia intuire meglio la direzione del colpo avversario: prima lo capisce, prima ci arriva. In sostanza anticipa la giocata. Se uniamo a tutto ciò la capacità naturale di giungere in equilibrio perfetto sulla palla…". 

 

 

 

Gli avversari sembrano crollare davanti a Sinner e questo perché, sottolinea coach Vagnozzi, "a costo di andare fuori giri, stanno tutti provando a togliere a Jannik il controllo dello scambio, perché sono consapevoli che se comanda lui non hanno scampo. Sin dagli Australian Open tutto ciò è stato evidente: chiunque sia dall’altra parte della rete gioca sopra il proprio ritmo, prende tanti rischi. È complicato, però, tenere a lungo quel livello: gli errori salgono, la prestazione cala e Jannik ne approfitta". 

 

 

 

Alla crescita esponenziale mancano ora "altri mattoncini da aggiungere. Tanti piccoli aspetti si devono ancora affinare: può migliorare al servizio; deve riuscire a vincere il punto con giocate, a volte, un po’ più semplici; può eseguire la smorzata o scendere a rete uno o due colpi prima di quanto avviene oggi. Il lavoro principale però sarà un altro". La vera insidia sarà prevenire le tattiche degli altri top player, che hanno già messo sul tappeto strategie per sorprenderlo: "Noi dobbiamo essere bravi a studiare le contromisure e a metterle in pratica". Resta però una dote personale il vero segreto del 22enne di San Candido: "Il rifiuto della sconfitta. In qualsiasi situazione di punteggio crede sempre di poter ribaltare il match. Magari sembra fisicamente distrutto e invece riesce a dare la zampata finale. Mi ha sorpreso anche la voglia di continuare a lavorare ardentemente anche dopo aver raggiunto grandi risultati. Nadal, Federer e Djokovic hanno insegnato, d’altronde, che in questo sport bisogna evolversi sempre". 

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