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Caitlin Clark, ascolti mai visti: la donna fenomeno del basket che ha paralizzato gli Usa

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Gabriele Galluccio
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Gli sport femminili sono da sempre un terreno minato. Alcuni sono oggettivamente affascinanti da seguire, altri molto meno. Il punto però è un altro: generalmente le donne nello sport non hanno lo stesso successo né la stessa rilevanza dei colleghi uomini. Un fenomeno culturale che raramente viene ribaltato, ma quando succede l’effetto è impressionante. È il caso di Caitlin Clark: negli Stati Uniti si parla di lei da mesi, al punto che le chiacchiere hanno attraversato l’oceano e sono arrivate all’orecchio del mondo intero. Noi europei non possiamo però comprendere a pieno la portata della storia di questa giocatrice di basket, che proviene dal mondo collegiale: nel vecchio continente è inconcepibile che una partita universitaria di basket femminile sia la più vista degli ultimi cinque anni, più di qualsiasi altro incontro maschile, Finals Nba comprese.

STRAVOLTO IL GIOCO
Tutto merito di Caitlin Clark, 22enne che ha riscritto le regole della pallacanestro, almeno a livello mediatico: è considerata la più grande giocatrice di sempre a livello femminile e non è ancora neanche approdata tra le professioniste, avendo appena terminato la carriera universitaria, tra l’altro con una cocente sconfitta nella finale del torneo Ncaa. Proprio quella partita è stata la più vista sulle pay-tv americane negli ultimi cinque anni: 18,7 milioni è la media dei telespettatori, con picchi di 24 milioni. Per rendere l’idea della portata storica di tale evento, è come se le università italiane si facessero il proprio torneo di pallacanestro femminile e una partita registrasse più ascolti di una finale mondiale della Nazionale di calcio italiana. Uno scenario irrealizzabile a queste latitudini, ma che invece è una realtà con la quale fare i conti in America, dove evidentemente la società è più aperta alle donne che eccellono nello sport.

 

 

La Clark non si limita a essere eccezionale nel campo da basket, in un modo che la maggior parte dei colleghi uomini si sognano, ma è diventata un fenomeno così popolare da aver generato un interesse senza precedenti per il movimento cestistico femminile. L’anno scorso erano stati venduti 273mila biglietti per l’intero torneo universitario, quest’anno 292mila... per i primi due round solamente. È l’effetto Clark, che è riuscita là dove decine di grandissime giocatrici hanno fallito: far uscire il proprio sport dalla nicchia in cui era confinato.

 

 

Pure i più importanti giocatori della Nba hanno nobilitato la Clark, ammaliati dal suo immenso talento. LeBron James è pazzo di lei («Se non vi divertite con il suo gioco, siete solo degli hater»), mentre Stephen Curry l’ha riconosciuta sua simile: «È straordinario il range e il livello di difficoltà dei suoi tiri, aspetti che la rendono molto simile al mio modo di giocare». La Clark è uno spettacolo in campo non solo perché tira e segna da distanze siderali, ma anche per come interpreta il gioco dal punto di vista offensivo. Qualcuno prova a sminuirla tirando in ballo la categoria e il livello delle avversarie, pur di non riconoscere che lei è speciale a prescindere da questi dettagli: milioni di persone lo hanno capito, a giudicare dal fatto che ormai è seguita non solo da chi è appassionato di basket. E poi c’è la “prova” della Nike, che di certo non si scomoda per fenomeni passeggeri: le ha dedicato uno spot in occasione del record di punti universitario (3.685), che tra le donne durava dal 1981 e tra gli uomini dal ’70, ovvero dai tempi di Pistol Pete Maravich. Insomma, Caitlin Clark è fatta per durare.

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