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Milan-Inter, la croce addosso a Stefano Pioli: l'incubo del mister

Claudio Savelli
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Milano presenta due squadre in cima alla classifica del campionato per la terza volta negli ultimi quattro anni. Ma rispetto alle tre precedenti in cui l’una era felice e l’altra, alla peggio, orgogliosa di quanto fatto, la situazione è diversa.

L’Inter è così lontana in classifica e così lanciata verso il titolo da minimizzare la posizione del Milan. La quale è sì la seconda forza del campionato, ma non è mai stata una rivale per lo scudetto. Lo è stata la Juventus: per questo motivo il campionato dei bianconeri, nonostante la caduta libera attuale, sembra più dignitoso rispetto a quello dei rossoneri. Il Milan è più lontano dall’Inter rispetto ai reali valori delle rose, e questo, giustamente, non viene perdonato dai tifosi.

 

 

 

Ci si è messo anche il caso per sottolineare la distanza emotiva tra le due metà di Milano. Il derby di ritorno come primo match point scudetto per l’Inter è infatti una coincidenza incredibile. Essere il Milan in questo momento non è affatto facile. Il secondo posto è blindato, al campionato non c’è più nulla da chiedere, resta solo un derby da vincere per evitare di farsi esultare in faccia e, di più, per interrompere una striscia di cinque ko che Pioli trascina addosso come una pesante croce.

 

 

 

Provocazione: per il futuro del mister rossonero, un successo nella stracittadina potrebbe contare più della rimonta sulla Roma nei quarti di Europa League. La tesi del mondo milanista è che sia nato un complesso di inferiorità nei confronti dell’Inter nella squadra, e che solo un nuovo allenatore possa cambiare questa entropia. Perché di contro, l’Inter sembra aver intrapreso la strada corretta della stabilità, dentro e fuori dal campo, quella che di solito porta a lunghi cicli di vittorie o, comunque, di costanti possibilità di vincere. Il discorso sugli allenatori è un’ottima sintesi dei due volti di Milano.

Il volto di Inzaghi è sempre stato concentrato ma disteso, quello di Pioli spesso irrequieto e arricciato. E fa strano ricordare che due anni fa era il contrario, con Pioli che volava sorridente verso uno scudetto insperato ai danni di un Inzaghi incupito. Ma è probabilmente in quel momento che l’inerzia si è ribaltata perché Pioli si è un po’ specchiato nel successo mentre Inzaghi ha capito su cosa lavorare per redimersi. La sfera emotiva dei due allenatori è visibile chiaramente nelle squadre. Il Milan è una squadra da monetina per aria. Non è in grado di controllare e gestire i ritmi, le distanze tra i giocatori sono ampie e lo sforzo richiesto per mantenere equilibrio è enorme, motivo per cui ci sono stati tanti infortunati. L’Inter è tutto il contrario: controlla e gestisce i ritmi, i calciatori sono vicini tra loro in ogni fase del gioco e così spreca meno energia, sia mentale sia fisica. La conseguenza è che il Milan vive di alti e bassi mentre l’Inter non va mai sotto uno standard minimo. Il paradosso è che il modello del Milan per il salto di qualità definitivo dovrebbe essere proprio l’Inter, colei che lunedì prossimo potrebbe decretarne la morte sportiva vincendo il sesto derby consecutivo e il primo scudetto numero 20 della città.
 

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